Corriere di Bologna

I mondi in scena di Gender Bender

- Paola Gabrielli

Dal 24 ottobre al 3 novembre la sedicesima edizione dell’evento di Cassero LGBTI Center: oltre cento appuntamen­ti in più di venti luoghi della città, tra prime nazionali, spettacoli di teatro e danza, cinema, incontri, workshop e mostre, con opere e autori provenient­i da più parti del mondo

Se le edizioni precedenti di Gender Bender, il festival internazio­nale sulle identità contempora­nee che torna a Bologna dal 24 ottobre al 3 novembre per la sedicesima edizione, avevano un tema e un’immagine forte a fianco, quest’anno, di fronte alla parola chiave «Cromocosmi», scritta in bianco e nero su sfondo azzurro, manca l’immagine.

Il gioco di parole, sostiene Daniele Del Pozzo, l’ideatore e direttore artistico della manifestaz­ione promossa da Il Cassero, gay lesbian Center, è già forte così. «Abbiamo messo al centro il gioco di parole – spiega – per dare spazio alla scomposizi­one di colori». Un invito a superare la dicotomia bianco-nero per sperimenta­re infinite sfumature e, tradotto in esistenze, a vivere ogni esperienza soggettiva. «Gender Bender – dice ancora Del Pozzo – in questi anni è diventato una rete di relazioni e i 67 partner che ci sono vicini testimonia­no la geografia del forte sostegno». Un sostegno che parte in primis dalle istituzion­i e in tal senso gli assessori alla Cultura di Comune e Regione, Matteo Lepore e Massimo Mezzetti, appoggiano convintame­nte il festival, tra volontà di «mettersi in gioco» (Lepore) e «rispetto delle differenze contro questa ossessione del diverso, sia per orientamen­to sessuale, di sesso, di colore della pelle» (Mezzetti).

Differenze in dialogo, o alla ricerca di esso, non mancano nei 120 appuntamen­ti in undici giorni spalmati su oltre venti luoghi cittadini, con ventuno prime nazionali, trenta repliche di tredici spettacoli, trentuno titoli di cinema, diciannove incontri, ventuno laboratori, due mostre e i party. Ma i numeri non sono tutto. Perché «Gender Bender oltre ad essere una vetrina è anche la fotografia del luogo in cui viviamo», sottolinea Vincenzo Branà, presidente del Cassero. La quotidiani­tà, intreccian­do le differenze di orientamen­to sessuale, identità di genere, etnie, è un fil rouge. La danza, piatto forte, con il virtuoso dell’hip hop Shailesh Bahoran, in prima nazionale al Damslab il 25 con «Ignite», parla delle origini

dell’energia, con la performer irlandese Oona Doherty in «Hope Hunt & The Ascension into Lazarus» mostra gli stereotipi su mascolinit­à e moralità nella working class irlandese (Arena del Sole, 2 novembre) e con «I love my sister» di Enzo Cosimi, ultima tappa della trilogia «Ode alla bellezza», indaga sugli archetipi della transessua­lità (Cassero, il 29).

Non solo teatri. Mario Coccetti realizza un’incursione coreografi­ca alla Coop di via Andrea Costa. E se il teatro propone il provocator­io «Bugie bianche. Capitolo primo: Black Dick» di Alessandro Berti, che si chiede il nesso tra oppression­i storiche e percezioni di oppression­i private (Teatro Betti di Casalecchi­o), per il cinema segnaliamo l’argentino «Mujer Nomade», documentar­io di Martìn Farina sull’epistemolo­ga Esther Di´az e sul suo lavoro sulla sessualità nella cultura patriarcal­e, e il coraggioso «Rafiki», film di Wanuri Kahiu, messo al bando in Kenia, dove è stato prodotto, perché l’omosessual­ità è fuorilegge.

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Sul palco Nella sezione danza i lavori del talentuoso coreografo Shailesh Bahoran (foto Studio Breed)
 ??  ?? Ono arte contempora­ne a di Bologna inaugura oggi «Bruce Springstee­n. Further up the road. The photograph­y of Frank Stefanko»: una retrospett­iva che attraverso le fotografie di Frank Stefanko ripercorre i primi anni della carriera di uno dei cantautori e musicisti simbolo del rock americano, Bruce Springstee­n. L’esposizion­e sarà aperta fino al 18 novembre ad ingresso liberoLa mostra è composta da trenta opere: alcune foto sono state utilizzate per copertine di album del boss
Ono arte contempora­ne a di Bologna inaugura oggi «Bruce Springstee­n. Further up the road. The photograph­y of Frank Stefanko»: una retrospett­iva che attraverso le fotografie di Frank Stefanko ripercorre i primi anni della carriera di uno dei cantautori e musicisti simbolo del rock americano, Bruce Springstee­n. L’esposizion­e sarà aperta fino al 18 novembre ad ingresso liberoLa mostra è composta da trenta opere: alcune foto sono state utilizzate per copertine di album del boss
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In cartellone Sopra Juno Dawson, transgende­r, giornalist­a e autrice di narrativa e saggistica che sarà presente nella sezione incontri (foto Sophia Spring); sotto una scena dello spettacolo teatrale «Bugie bianche» di Alessandro Berti (foto Daniela Neri)
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