Corriere di Bologna

Dal mito di Sacchi ai trionfi di Sir Alex Così è morto il caro e vecchio 4-4-2

Quasi dimenticat­o, viene usato in corso di partita ma non si può improvvisa­re

- di Alessandro Mossini © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Salvate il soldato 4-4-2. Del modulo più usato e più lineare del calcio ormai in serie A non c’è quasi più traccia: scorrendo le probabili formazioni delle venti squadre del massimo campionato per il prossimo turno l’unica che pare attuarlo è il Napoli di Ancelotti, con Callejon e Verdi sugli esterni. Quello che ultimament­e, forse per eccessivo snobismo, viene spesso chiamato 4-2-4 e che in Italia ha teorizzato Gian Piero Ventura, prima a Pisa, poi con Bari e Torino: a Napoli anche se gli esterni sono prettament­e offensivi si parla di 4-4-2 ed è un bel tuffo nel passato, oltre che un segnale di discontinu­ità dal dogmatico 4-3-3 di Sarri.

Oramai, qualche squadra — e tra queste anche il Bologna — lo utilizza a gara in corso come soluzione d’emergenza, perché in fin dei conti come disse Serse Cosmi in una vecchia intervista «il 44-2 è la vecchia prostituta di ogni allenatore, se sei in difficoltà ricorri sempre a quel modulo».

Una volta però era un dogma, altro che piano B. La difesa a zona e il calcio-champagne introdotti da Gigi Maifredi prima all’Ospitalett­o e poi al Bologna furono da ispirazion­e al grande Milan di Arrigo Sacchi («Il Bologna di Maifredi è la squadra più bella che esista, cercate di imitarli» diceva il tecnico ai suoi, come raccontato proprio da Ancelotti nella sua autobiogra­fia) che con il suo 4-4-2 dominò il mondo calcistico per anni, di fatto rivoluzion­andolo. Dall’intuizione del tecnico di Fusignano in avanti, il 4-4-2 in Italia si è visto spesso e volentieri: quello di Carlo Mazzone, con Binotto (o Eriberto/Luciano) e Fontolan a pungere sulle fasce regalò al Bologna 1998/99 una entusiasma­nte cavalcata in Italia e in Europa, fino alla semifinale Uefa, ma il più celebre in tempi recenti è stato quello di Delneri che ha generato la favola Chievo, un 4–4-2 scolastico ma molto efficace con la difesa particolar­mente alta.

Italia e non solo: citofonare ad Alex Ferguson e al suo Manchester United, prima squadra nella stagione 1998/99 a realizzare il «triplete» nella nuova era della Champions League. Potere del modulo, certo, ma che squadra: i fratelli Neville come terzini, Beckham e Giggs esterni di centrocamp­o, Yorke e Cole davanti, con Keane e Scholes a formare la diga della mediana. In epoca recente, l’unico vero vincente europeo con il 4-4-2 è Diego Pablo Simeone con il suo Atletico Madrid, citato da Inzaghi al suo arrivo a Bologna come modello di abnegazion­e e sacrificio: due punte davanti (Diego Costa e Griezmann) e poi quelle due linee di quattro giocatori che vivono di pressing e raddoppi sfrenati. Resta sempre l’assetto che, se sfruttato a dovere, ti permette di coprire meglio il campo: è il meno complicato, ma al tempo stesso va lavorato o adeguato come dimostrano le tante varianti sul tema, dal 4-2-3-1 al 4-4-1-1 che pian piano stanno tornando in voga in serie A. Ma il papà, piaccia o no, è il medesimo: il caro, vecchio e sempre più raro 4-4-2.

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 ??  ?? Maestro Arrigo Sacchi con il suo 4-4-2 ha rivoluzion­ato la tattica nel calcio Oggi quel modulo è praticamen­te scomparso in Italia ed è utilizzato ad alto livello dall’Atletico Madrid
Maestro Arrigo Sacchi con il suo 4-4-2 ha rivoluzion­ato la tattica nel calcio Oggi quel modulo è praticamen­te scomparso in Italia ed è utilizzato ad alto livello dall’Atletico Madrid

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