Pippo ritrova Palacio Al Dall’Ara c’è il Toro
Inzaghi e il Torino: «Valgono l’Inter e la Roma. La formazione? Non c’è uno che ci fa vincere da solo»
La forza del Torino, gli acciacchi del Bologna e l’ormai consueta caccia alla negatività: sono i tre temi della vigilia di Filippo Inzaghi, con il campionato che ritorna dopo la sosta. A due settimane dallo scialbo ko di Cagliari si torna al Dall’Ara e il tecnico punta proprio sul ritorno casalingo per caricare i suoi: «Dopo la sosta arriva una delle migliori squadre del campionato e servirà una grande gara ma giochiamo in casa: veniamo da due belle partite interne e abbiamo un debito morale nei confronti del pubblico visto che lo stadio sarà quasi pieno. Abbiamo avuto alti e bassi, ma ora serve continuità».
Dare il massimo per non avere rimpianti è il consueto dogma di Superpippo, che ritiene l’avversaria odierna degna del palcoscenico europeo. I granata di Mazzarri potrebbero schierare un rinnovato 3-4-2-1 al posto del consueto 3-5-2 ma scorrendo la rosa Inzaghi ne celebra la qualità: «In Italia pochi hanno un attacco come quello del Torino, Cairo ha fatto una squadra per puntare all’Europa League. Basti pensare che si permettono il lusso di far partire dalla panchina due nazionali come Zaza e Soriano: per me valgono Roma e Inter, per fermarli dovremo fare qualcosa di straordinario ma in casa abbiamo già dimostrato di poterlo fare». Celebrata la forza granata, bisogna fare i conti con i problemi fisici rossoblù: out Krejci e soprattutto il prezioso Mattiello, ma ci sono diversi elementi non al meglio. Anche per questo le scelte di Inzaghi potrebbero essere condizionate: «Andrà in campo chi ha più birra, la formazione è un rebus ma vedrò di mettere chi mi può garantire più minuti. In avanti nessuno tra Palacio, Falcinelli e Okwonkwo è a posto, ci sarà una staffetta. Avessi avuto Falcinelli al 100% mi sarei tenuto Palacio per la ripresa, ma così ho dei dubbi». Grattacapi presenti anche a centrocampo:
Donsah ha giocato un tempo ieri con la Primavera, Poli è al rientro e Svanberg, tornato malconcio dalla Svezia, si è allenato solo ieri. Il rebus-formazione diventa ancora più complicato quando si arriva a Orsolini: «Può giocare, magari a ridosso delle due punte cambiando qualcosa davanti. O anche quinto a destra a centrocampo, vediamo». Se sarà 3-5-2, l’ascolano farà l’esterno oppure spazio al debuttante 3-4-1-2. Quando però gli viene chiesto di Pulgar e Poli, Inzaghi gioca in difesa: «Non vado dietro al giochino degli assenti. Pulgar era stato il peggiore per tutti, poi abbiamo perso una partita e si dice che doveva giocare, così come Poli, al posto di Nagy e Svanberg. Chi vuole giocare deve mangiare l’erba in allenamento: non c’è il giocatore che ci fa vincere tutte le partite. E se ci fosse, non giocherebbe nel Bologna». In generale l’allenatore storce il naso quando si torna a parlare di Cagliari e ne fa una questione morale: «È un argomento chiuso, se no portiamo negatività e qui ce n’è tanta. Dobbiamo alimentare positività: pensiamo alle belle gare contro Roma e Udinese. Poi sta a noi meritarcela con la prestazioni, ma gli errori li abbiamo analizzati e ai giovani vanno concessi se no li stronchiamo».