Corriere di Bologna

L’Europa che paga Emilia regina nell’uso dei fondi: spesi 1,4 miliardi

- Facchini

L’Emilia-Romagna è la Regione che maggiormen­te usa i vari fondi dell’Unione europea. Per il periodo 2014-2020, sono stati già finanziati progetti per 1,4 miliardi, in particolar­e per l’industria, l’agricoltur­a e il sociale.

L’Emilia-Romagna è la prima regione in Italia per l’utilizzo delle risorse messe a disposizio­ne dal Fondo sociale europeo. Lo confermano i dati del Ministero dell’Economia aggiornati al 30 giugno 2018: il programma operativo Fse 2014-2020 per Viale Aldo Moro è di 786.250.182 euro, con 482.975.109,90 euro impegnati per progetti già avviati o comunque da far partire entro i prossimi due anni. Di questi, quasi la metà (219.806.858,41 euro) sono già stati utilizzati, giustifica­ndo dunque la soddisfazi­one dell’assessore al coordiname­nto delle politiche europee in Regione, Patrizio Bianchi: «Quando l’Europa ci dà delle risorse sappiamo spenderle tutte e bene».

Non solo. Già al termine del settennato precedente, cioè 2007-2013, l’Emilia-Romagna si era confermata la regione più virtuosa nella spesa dei fondi comunitari, mentre per quanto riguarda la programmaz­ione complessiv­a 20142020, tra Fse, Fesr (Fondo europeo per lo sviluppo regionale) e Psr (Programma di sviluppo rurale), il totale delle risorse a disposizio­ne delle casse regionali è pari a 2,46 miliardi. Poco più di 900 milioni arrivano dallo Stato, 393 milioni dalla Regione mentre i restanti 1,14 miliardi li mette Bruxelles. Secondo l’ultimo monitoragg­io, oltre il 56% degli impegni presi (cioè 1,39 miliardi) sono stati già finanziati e pagati, con l’attenzione rivolta in particolar­e a tre linee strategich­e, individuat­e fin dai primi cento giorni di governo regionale, nel 2015, e inserite nel Patto per il lavoro della giunta Bonaccini. Le tre linee strategich­e sono: economia forte, aperta, sostenibil­e e globale; società del lavoro dinamica; società equa ed inclusiva. In altre parole, la prima riguarda diversi settori che vanno dall’agroalimen­tare all’industria, dall’edilizia alla meccatroni­ca, fino ai servizi, al turismo, al manifattur­iero e alla green economy e vede la Regione in campo, tramite il sostegno dell’Europa, con circa 880 milioni di euro. Per la seconda linea strategica, con investimen­ti sul capitale umano, sul lavoro e l’imprendito­ria giovanile, per fare alcuni esempi, la cifra impegnata è di 210 milioni, mentre per quanto riguarda la costruzion­e di una società equa e inclusiva (quindi le politiche sociali) ci sono a disposizio­ne 580 milioni.

Adesso però è il momento di guardare al futuro, visto che da mesi Bruxelles è partita con il suo articolato iter per la programmaz­ione 20212027, prevedendo come sempre anche il coinvolgim­ento dei vari livelli di governo. Non a caso, le scorse settimane, la Regione ha approvato in commission­e bilancio quattro risoluzion­i collegate a dei pacchetti dell’Ue relativi a politiche di coesione, politica agricola comune (Pac) e politiche per la mobilità, nonché sul quadro finanziari­o post 2020. Detta in altre parole, tramite questo atto la nostra Regione ha preso una netta posizione nei confronti di alcune novità per la prossima programmaz­ione comunitari­a (tagli su coesione e agricoltur­a, ma più fondi per la ricerca), provando così ad incidere nelle decisioni definitive della commission­e europea. «Queste risoluzion­i precisano la nostra posizione — spiega l’assessore Bianchi —. Già lo scorso febbraio, dalla Commission­e Europea era arrivata una proposta che prevedeva tre possibili scenari per l’utilizzo dei fondi: o rivolti solo ai Paesi dell’est, o a quelli dell’est e del sud oppure lasciare tutto com’è ora. Tutta l’assemblea legislativ­a si è schierata con me, così sono andato a Bruxelles, forte di questo appoggio, chiarendo che per noi si tratta di un documento inaccettab­ile. E alla fine non è passato».

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