L’autonomia «debole» tra le liti di Lega e M5S
Il Veneto accelera, i grillini frenano. Bonaccini alla finestra
Ora che i lavori sull’autonomia rafforzata tra il Ministero degli Affari regionali e la Regione sono entrati nel vivo, spunta un pericolo all’orizzonte che sta tenendo sull’attenti sia il presidente Stefano Bonaccini che la Lega, e che potrebbe se non far saltare per lo meno rallentare questo processo. Non solo in EmiliaRomagna ma anche nelle altre due regioni interessate, entrambe a guida leghista, ossia il Veneto (dove i lavori con il ministro Erika Stefani si sono già conclusi) e la Lombardia (ad un passo dallo scrivere la bozza d’intesa).
In mezzo in queste ore, infatti, si sta infilando il M5S che non ha per nulla gradito l’accelerata impressa alla corsa del Veneto, che ha chiesto e ottenuto autonomia per tutte le 23 materie. Il ministro Stefani ha lanciato l’allarme: «Ci sono alcuni ministri del M5s che fanno obiezioni». In pratica, con qualche giorno di ritardo, la titolare del dicastero degli Affari regionale ha ripetuto quello che Matteo Salvini aveva detto al Corriere del Veneto a inizio settimana: «L’autonomia sarebbe già fatta se non ci fosse qualche collega dei 5 stelle che frena». A Salvini aveva replicato proprio un suo collega, il ministro Riccardo Fraccaro, dicendo che semmai era vero il contrario, e cioè che «la Lega farà l’autonomia grazie alle sollecitazioni avute dal Movimento». Dove sta la verità? In realtà già da luglio, quando Stefani ha preso in mano in maniera decisa il dossier, c’erano state da parte dei 5 Stelle le prime avvisaglie. Tanto che il ministro si sarebbe anche sfogato con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti perché «dai colleghi dei 5 Stelle non arrivano le indicazioni richieste sulle competenze da assegnare alle regioni, è chiaro che non vogliono l’autonomia». E stanno già uscendo allo scoperto i primi pentastellati che vogliono uno stop al percorso: «Non sono ammesse soluzioni frettolose, le risorse umane delle Regioni non hanno le competenze per sviluppare le responsabilità che verranno date con l’autonomia», ha detto il deputato bellunese del M5S Federico D’Incà. «Servono nuove professionalità — ha proseguito — perciò il governo deve dimostrare la capacità di mediare e di rivolgersi a tutti gli italiani, dal Piemonte alla Sicilia. Diversamente, si rischiano tensioni che possono diventare fonte di paura, perché legate alla prospettiva di arretramento economico».
Un tentativo di frenata bello e buono, che potrebbe essere anche legato alle recenti tensioni tra Lega e M5S. Ma se così non fosse, costringerebbe i tre governatori interessati, il veneto Luca Zaia, il lombardo Attilio Fontana e Bonaccini a capire meglio quali siano le vere intenzioni del M5S. Il presidente della Regione sta seguendo ogni movimento all’interno della maggioranza giallo verde ma per ora vuole restare defilato. Un po’ perché la protesta dei 5 Stelle parte dal Veneto non a caso perché in quella regione si vuole chiudere prima degli altri e portando a casa il massimo possibile, ma soprattutto perché al momento in Emilia-Romagna gli esponenti pentastellati non sembra abbiano intenzione di andare alla guerra.
Le perplessità D’Incà (M5S): «Il governo deve sapersi rivolgere a tutti, dal Piemonte alla Sicilia»