L’assessore Bianchi «Grazie all’Ue difendiamo l’export e cresciamo»
«Non solo riusciamo a spendere tutto, ma questo ci consente anche di ricevere un premio. Chi utilizza tutti i fondi ottiene infatti il 5% in più rispetto alle risorse previste e per l’Emilia-Romagna questo ormai si ripete già da tre programmazioni».
Patrizio Bianchi, assessore regionale al coordinamento delle politiche europee: quindi, con il mandato ormai vicino al termine, il vostro bilancio sull’utilizzo dei fondi comunitari è positivo?
«Assolutamente. Alcune regioni, italiane e di tutta l’Europa del sud, hanno dei problemi perché per impegnare questi fondi servono programmazione e un territorio con soggetti privati in grado di partecipare con progetti seri. Ad esempio, per fare un bando sull’innovazione servono gli innovatori e non tutte le regioni li hanno. Si tratta di una difficoltà oggettiva, non di malgoverno. Da noi la situazione è diversa: oltre a un’esperienza amministrativa di impegno dei fondi abbiamo anche un territorio che può rispondere alle nostre esigenze».
Eppure ogni tanto l’Europa viene criticata anche da queste parti.
«Noi siamo soddisfatti dei rapporti con l’Ue, perché sono fatti di dialogo costante. Faccio un esempio: dopo il terremoto c’era la necessità di riorientare alcuni fondi per le aree colpite, così siamo andati a Bruxelles, ne abbiamo discusso serenamente e alla fine non solo abbiamo potuto ridistribuire le risorse, ma siamo addirittura tornati con 650 milioni in più. Non è semplice rapportarsi con l’Europa, bisogna essere puntuali e precisi, ma col dialogo propositivo si riescono ad avere riscontri».
Adesso l’Ue sta programmando l’utilizzo dei fondi per il periodo 20212027: la Regione EmiliaRomagna ha preso una posizione ben precisa.
«Nell’ultima commissione bilancio abbiamo approvato quattro risoluzioni proprio per questo, anche se restano aperte ancora due questioni molto delicate e sulle quali continueremo a batterci: la prima riguarda il fondo di sviluppo agricolo, il più penalizzato e che potrebbe avere ulteriori tagli; la seconda è sul ruolo sempre più centrale che si vuole dare agli stati nazionali per l’utilizzo delle risorse. Noi riteniamo che sia meglio lasciare alle regioni questo ruolo: non si possono fare politiche uguali qui, in Trentino-Alto Adige e in Sicilia».
Senza l’Europa sarebbe davvero tutto più difficile?
«La forza trainante della nostra regione e di tutta l’Italia sono le esportazioni. Facciamo prodotti di una qualità così alta che non avrebbero mercato interno. Le nostre macchine per il packaging, il nostro automotive: non potremmo mai tenere tutto in un mercato chiuso. Quante Lamborghini si potrebbero vendere solo nel nostro Paese? Forse neanche il 10%. Quindi, per la crescita, servono una moneta unica forte e investimenti sulle persone. E noi li facciamo anche grazie ai fondi europei».
” Il settore agricolo potrebbe avere ulteriori tagli: ciò ci prepccupa
L’Ue vuole dare più potere alle nazioni nel gestire i fondi: siamo contrari