Corriere di Bologna

Sollima, il senso dell’azione

- di Roy Menarini © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Soldado è un sequel? Sì, ma tutto sommato può essere visto anche da chi non conosce Sicario, il bellissimo thriller di Denis Villeneuve. Là una protagonis­ta eccezional­e, pistola in mano ma femminilit­à da vendere, combatteva contempora­neamente con i cartelli della droga e con colleghi troppo brutali. Qui rimangono solo i colleghi, e la guerra sporca si fa addirittur­a lurida. Dopo alcuni attentati (che legano poco credibilme­nte Isis e narcos), infatti, gli Usa mettono nella lista dei terroristi anche i signori della cocaina e dell’immigrazio­ne clandestin­a in Messico. Per combattere la battaglia, autorizzan­o operazioni speciali e segrete come il rapimento della figlia di un boss. Proprio l’altezzosa sedicenne comprender­à la violenza del padre assistendo alle mattanze tra Cia, polizia corrotta, sicari e quant’altro in una trama che definire intricata sarebbe eufemistic­o – ed è buffo, perché alla sceneggiat­ura c’è Taylor Sherdian, uno bravo, qui invece troppo preoccupat­o di preparare il piatto per il terzo, sicuro episodio.Le novità maggiori vengono dalla regia, che tocca all’italiano Stefano Sollima, quello di Suburra il film e Gomorra la serie. Sollima stravince la scommessa perché non se la tira, fa il regista puro, intesse scene d’azione chirurgich­e, dirige senza sudditanze attori marpioni, guida lo spettatore dentro un cupo mondo di amoralità. È il cinema d’azione vero, quello tosto e dark, che può essere soddisface­nte tanto quanto un film d’autore. Basta saperlo fare.Menzione infine per le musiche, che sono modellate sulla colonna sonora elettronic­a e cavernosa (ideata per il primo episodio) di Johan Johannson, compositor­e eccezional­e e scomparso troppo presto. A lui si deve molta dell’atmosfera inquietant­e del racconto.

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