Corriere di Bologna

Viaggio a Predappio, la «Chernobyl della storia»

TRA I CITTADINI DEL PAESE ALLA VIGILIA DELLA RIEVOCAZIO­NE DELLA MARCIA SU ROMA

- Rotondi

Predappio resta la Betlemme del Duce, prigionier­a del suo passato, e domenica dovrà fare i conti con la consueta adunata dei nostalgici e la contro manifestaz­ione dell’Anpi. Ma Predappio è sopratutto stanca «di essere la Chernobyl della storia», dice il sindaco Pd Frassineti che chiede a tutti di aiutarlo «ad andare oltre il fascismo». La sua idea è quella di costruire un centro di documentaz­ione sul fascismo al posto della casa del Fascio, la cultura come antidoto al pellegrina­ggio nostalgico. I cittadini si dividono o sempliceme­nte aspettano che passi l’ennesimo anniversar­io. «L’adunata va vietata, io non dimentico». «No, si fa ogni anno e non ci sono problemi».

I cartelli posizionat­i lungo la statale, tra filari d’alberi e vigneti a perdita d’occhio, provano a raccontare l’altra Predappio, la città del Sangiovese, di quello buono, robusto e sanguigno. Come la sua gente. Ma è solo un intermezzo. Poco più avanti altri manifesti pubblicizz­ano la visita a villa Mussolini, la residenza di famiglia. Per il visitatore poco accorto è un’impresa anche solo capire dove si trovi. Le scritte e gli scarabocch­i con lo spray nero coprono interament­e le indicazion­i: «Carogne», è l’unica frase ben visibile tracciata sul tricolore. Gli adesivi di CasaPound, Forza Nuova e gruppi neofascist­i assortiti si trovano un pò ovunque: sui pali, i guardrail e lungo le fermate dei bus. Dall’altra parte della strada la scritta scolorita sul muro di un vecchio casolare avverte: «Romagna antifascis­ta».

Predappio resta la Betlemme del Duce, il luogo di pellegrina­ggio per migliaia di nostalgici che si radunano a ogni ricorrenza. Molto qui trasuda Ventennio, non tanto e non solo per i tre negozi che espongono paccottigl­ia di regime su via Matteotti. Attorno alla piazza del paese, davanti alla imponente chiesa di Sant’Antonio che conserva sul frontone il fascio littorio, si apre la facciata squadrata di marmo bianco dell’ex casa del Fascio, un rudere che il sindaco Pd Giorgio Frassineti vorrebbe trasformar­e in un polo museale, un centro di documentaz­ione sul fascismo, per invertire finalmente la rotta e virare da un turismo di propa- ganda a uno di conoscenza. In pochi metri si mischiano art déco, stile monumental­e e architettu­ra razionalis­ta. Poco più avanti c’è la tomba del Duce che riaprirà proprio domenica dopo un lungo restauro.

Tre volte l’anno (nascita, morte di Mussolini e anniversar­io della marcia su Roma) questa piazza proietta la placida Predappio al centro della scena. Quest’anno però è diverso. L’Anpi ha chiesto di vienavetta. tare l’adunata delle camice nere e di poter celebrare la liberazion­e dai nazifascis­ti chiamando a raccolta chi non vuole più sfilate e saluti romani. I predappies­i assistono a questo braccio di ferro quasi indifferen­ti, di sicuro rassegnati: «Succede ogni anno, c’è un gran parlare poi tutto si dimentica. La sfilata è patetica, chi vive qui sta in casa o va in gita. I negozianti sono gli unici contenti», dice l’autista della Franco Monti, ex muratore in pensione, allarga le braccia: «Mussolini ha costruito Predappio, noi siamo questo. Non vedo perché vietare l’adunata, l’unica forma di turismo che porta soldi». Al bar all’angolo due pensionati rivendican­o l’ammirazion­e per il Duce: «Noi ricordiamo e basta, gli altri provocano. Il 25 aprile ce ne stiamo a casa, dovrebbero farlo anche i partigiani. I nostalgici vengono tutto l’anno e nessuno dice niente, il 28 è il finimondo. Io sono mussolinia­no anche se la carnevalat­a con gli stivaloni non piace nemmeno a me. Vietare però è sbagliato», dice Vittorio mentre discute con l’amico Romano. «Non proprio nomi a caso», sorridono.

Forse ha ragione Frassineti, geologo al secondo e ultimo mandato, la gente di Predappio è stanca. Stanca di essere ricordata solo in queste occasioni, d’essere prigionier­a del passato: «Si accendono i riflettori tre volte l’anno, poi veniamo dimenticat­i, come se fossimo contaminat­i, la Chernobyl della storia. Non posso vietare niente anche se queste adunate non mi piacciono. Il punto però è un altro: non riusciamo a fare i conti con il fascismo, mentre dovremmo uscire da una logica di rimozione e storicizza­re quel periodo». Di qui l’idea di un museo concepito come un girone dantesco, per fare capire cosa è stato il fascismo e sottrarre Predappio al pellegrina­ggio nostalgico. Un riscatto a colpi di cultura per «allontanar­e l’immagine devastante che danno quei negozi di cianfrusag­lie». Per questo suo progetto ha ricevuto il premio di antifascis­ta dell’anno da una fondazione austriaca che tutela la memoria dell’Olocausto e perfino un articolo sulla prima pagina del Washington Post. Ma anche tante critiche: «Mi danno del fascista o del comunista, ma la conoscenza è l’antidoto». È soprattutt­o l’intellighe­nzia di sinistra a storcere il naso.

Ma Predappio, insiste il sindaco mentre accende l’ennesima sigaretta, è altro: «Non c’è un parcheggio a pagamento, i nostri 630 stranieri sono integrati, abbiamo case popolari vuote e il 25% del bilancio va al Welfare». Eppure da giorni si parla solo di divieti e contro manifestaz­ioni. Il parroco, don Urbano, taglia corto: «Non penso niente, ho da fare». C’è poca voglia di parlare anche all’ex casa del popolo, tra la sede del Pd e la Cgil, naturalmen­te in via Gramsci: «Ne ho avuti fin troppi di problemi con i fascisti, se ne stiano a casa loro. Un museo? Meglio dimenticar­li per sempre», si lascia andare un pensionato. Chi non molla la presa è la signora Augusta Cambi, 88 anni, la sentinella democratic­a di Predappio. Ogni anno quando sfilano i nostalgici s’affaccia al balcone che dà sulla piazza e dice la sua: «Grido loro di tornarsene a casa, non ne possiamo più di saluti romani e tutto il resto, bisogna vietarli. Io non dimentico».

Il sindaco

Su di noi accendono i riflettori tre volte l’anno, poi veniamo dimenticat­i, come se fossimo contaminat­i Noi siamo la Chernobyl della storia

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 ??  ?? Città divisa In alto il cartello che invita i turisti a visitare la villa di Mussolini, con la scritta «carogne» e, accanto, negozietti di souvenir fascisti nelle vie del paese
Città divisa In alto il cartello che invita i turisti a visitare la villa di Mussolini, con la scritta «carogne» e, accanto, negozietti di souvenir fascisti nelle vie del paese
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