Buzzelli, maestro del fumetto
All’Accademia di Belle Arti da oggi in mostra 150 opere del «Michelangelo dei mostri», padre del moderno «graphic novel» italiano
Il suo rapporto con il fumetto cambiò a metà degli anni Sessanta dopo una mostra di quadri a Roma. «Mi sembrava che tutto sarebbe stato più potente se ne avessi fatto un racconto», commentò allora Guido Buzzelli prima di intraprendere, senza alcun editore alle spalle, «La rivolta dei Racchi», considerato da molti il primo graphic novel italiano.
Racconto di un mondo primitivo, il paese di Goduria, suddiviso in due classi, con i Racchi vessati continuamente dai Belli, che passano il loro tempo tra bagni, cibo e orge e usano i Racchi come schiavi, per mandarli in guerra o per tener loro compagnia come animali. Ma uno di loro, Spartak, alter ego di Buzzelli, proverà a scatenare una rivolta. Sarà il fumettista francese Georges Wolinski, ucciso tre anni fa nell’attacco terroristico alla sede parigina del settimanale satirico «Charlie Hebdo», a rimanere fulminato dal fumettista romano dopo aver trovato un suo albo in un mercatino di fumetti usati e a farlo conoscere in Francia negli anni Settanta, a partire proprio dalle pagine di «Charlie».
Ora Buzzelli, rimasto troppo a lungo nell’ombra dopo la sua morte nel 1992 a sessantacinque anni, viene finalmente riproposto anche in Italia. Grazie a una mostra personale, «Guido Buzzelli. Anatomia delle macerie», che si inaugura oggi alle 18 (aperta fino al 25 novembre 2018) negli spazi dell’Accademia di Belle Arti di Bologna. Il primo atto del festival del fumetto «BilBolbul», in collaborazione con la casa editrice Coconino Press Fandango, ha il merito di riproporre un maestro del fumetto, figlio d’arte, padre pittore, madre modella e nonno decoratore. Con un segno inconfondibile, maturato a scuola dal romagnolo Rino Albertarelli.
Buzzelli fin dagli anni Cinquanta iniziò realizzare copertine e storie per riviste popolari come «Zorro», «Flash Gordon» e «Mandrake», lavorando in seguito anche all’estero, in Gran Bretagna e Spagna, prima di ritornare in Italia per dedicarsi a tempo pieno alla pittura. Ma dopo il matrimonio con Grazia De Stefani, che diverrà la sua principale collaboratrice e che oggi sarà a Bologna per l’inaugurazione dell’esposizione, il «Michelangelo dei mostri», «il Goya italiano», come fu definito dalla critica francese, iniziò a scrivere e disegnare lunghi racconti a fumetti, storie fantastiche con un’amara vena satirica, critiche velate di pessimismo verso il potere e la società dei consumi.
Buzzelli si mise spesso anche in scena come personaggio nei suoi fumetti, con la stessa vena ossessiva, surreale e grottesca, e la mostra in via Belle Arti apre una finestra sul suo mondo attraverso un percorso di centocinquanta tavole a fumetti, schizzi e bozzetti preparatori. Opere divise in sei sezioni, dall’apertura con «La rivolta dei Racchi» per proseguire con «Il corpo», «Le macerie», «La società e il potere», «Il diavolo» e «L’artista». In Italia Buzzelli collaborò anche con riviste come «Linus» e «Alter» e giornali come «Paese Sera» e «Il Messaggero». Per l’editore Bonelli, poi, disegnò nel 1985 il primo «Texone», albo d’esordio della prestigiosa collana «gigante» di Tex, mentre nei suoi ultimi anni lavorò soprattutto con la televisione italiana e francese.
A conclusione della mostra, il 23 novembre, ci sarà un grande convegno di studi con, tra gli altri, lo scrittore Vittorio Giacopini e il critico Matteo Stefanelli. Di recente «La rivolta dei Racchi», «Labirinti» e «Zil Zelub» sono stati ripubblicati da Coconino Press Fandango nel volume «La Trilogia».
In occasione della mostra bolognese all’Accademia è in uscita un nuovo volume antologico in edizione cartonata deluxe, «Annalisa e il diavolo», con una prefazione dello scrittore Emanuele Trevi, che raccoglie celebri racconti di Buzzelli degli anni Settanta e Ottanta come «L’intervista», «L’Agnone», «Guerra videologica» e «Peisithanatos».