Rosaria e tutti gli altri, rinascere a 50 anni

Rosaria Ciccardi ha il sorriso luminoso sotto il caschetto biondo e, pur sembrando più giovane, non nasconde la sua età. Anzi, la rivela con orgoglio, perché a 50 anni ha dovuto reinventarsi la vita. Può essere lei uno dei simboli di questa storia. Una storia di lavoro, di futuro spezzato — come ce ne sono tante — ma con il lieto fine. Anche lei, come i suoi attuali nove colleghi di Caima, è «figlia» della crisi di Stampi Group. Lì Erano in 80. Fuori dal mercato per ora ne sono rimasti circa una quarantina. E non sono pochi. Alla signora Ciccardi è andata bene: assunta alla newco di Monghidoro. «Il fallimento di Stampi è stato un disastro. Abbiamo lottato tanto, 259 giorni di presidio — ricorda — Dal 2016, anno della chiusura, mi sono arrangiata con lavoretti, ho fatto le pulizie. Poi è arrivata una telefonata inaspettata. Ho fatto il colloquio ed è andata bene. Ora faccio cablaggio, è un tipo di lavoro nuovo per me, ma sono stata formata in azienda». Alla vecchia azienda fallita si producevano infatti bobine, qui si fanno quadri elettrici: montaggio meccanico, cablaggio e fase di collaudo con test di ingresso e di uscita. «Ringrazio tutti — va avanti — ma soprattutto l’arcivescovo Zuppi, che ci è stato vicino durante la vertenza con la Stampi e ha contattato Vacchi e Marchesini per aiutarci a risolvere la nostra situazione». Giuliano Macchiavelli, di anni ne ha 57 ed era delegato Fiom alla Stampi. «Prima ci trattavano come banditi — ragiona — adesso siamo nel cuore dell’imprenditoria», tra grandi marchi, insomma, e una storia industriale fortunatamente molto diversa. «Spero che la nascita di Caima — dice ancora Macchiavelli — serva da esempio per altri imprenditori. E mi auguro anche che Caima diventi più grande. Soprattutto per i giovani. Perché per molti di noi, fra qualche anno, si aprirà la possibilità di andare in pensione, ma i giovani devono poter lavorare».