Corriere di Bologna

Caso Renner, la difesa: «Troppi oneri per noi»

Il Comune di Minerbio ha chiesto un milione di euro per un contenzios­o sulla Tari

- Beppe Persichell­a © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«Gli addetti erano arroganti, per questo non li ho fatti entrare». L’ad della Renner, Lindo Aldrovandi, tiene il punto contro il Comune di Minerbio, che gli ha chiesto oltre un milione di Tari: «Questa politica non ci consente di competere».

Il giorno dopo la guerra tra il Comune di Minerbio e la Renner assume toni ancora più aspri. Da una parte il sindaco Lorenzo Minganti dall’altra Lindo Aldrovandi, l’ad dell’azienda di vernici da 318 dipendenti. Due posizioni che al momento non presentano punti di incontro. I fatti: l’ufficio tributi bussa alla porta della Renner per verificare quale attività viene svolta in due nuovi capannoni e se è necessario ricalcolar­e l’importo annuo della Tari che è di 18 mila euro circa. La Renner non fa entrare gli addetti della onlus Fraternità Sistemi di Brescia, incaricata dall’ufficio tributi Terre di Pianure. E così il Comune fa recapitare una lettera di invito al contraddit­torio spiega che, senza l’accesso in azienda, si applicano tutti i massimali previsti. Non più quindi 18 mila euro all’anno, ma 90 mila euro da moltiplica­re per gli ultimi cinque anni, più interessi e sanzioni. Oltre un milione, in totale. «Quello che mi colpisce di più è la delusione di una persona che ho sempre ammirato e che alla prova dei fatti si rivela il solito arrogante che vorrebbe essere superiore alla legge», scrive furente su Facebook Minganti. Ma anche l’ad della Renner è un fiume in piena. «Ho 67 anni, mi sono sempre comportato bene e trovo insopporta­bile che qualcuno adombri dubbi sulla mia persona».

Aldrovandi, ma è vero che non ha fatto entrare gli addetti dell’ufficio tributi?

«Sì».

E perché?

«Si sono presentati con un fare arrogante, sostenendo che la Tari che stavo pagando fosse sbagliata, che dovrebbe essere di 90 mila e non di 18 mila. In realtà avevano tutte le carte e i dati per poter applicare la legge seduti attorno a un tavolo».

Minganti dice che se si fosse fatto il controllo la vicenda si sarebbe già risolta.

«Non stiamo parlando della Finanza, che si è sempre compliment­ata della nostra gestione oculata. La legge consente di non far entrare nei nostri stabilimen­ti questi signori. Adesso finalmente Minganti ammette che l’aggio per l’attività svolta dalla Fraternità Sistemi di Brescia è pari al 25% più Iva. Praticamen­te più di un quarto della Tari lo mette in tasca questa cooperativ­a. Ebbene, sia chiaro: i nostri lavoratori non lavorano per arricchire cooperativ­e bresciane».

Messa giù in questi termini la sua sembra una battaglia più politica che fiscale.

«Mi rivolgo ai comuni cittadini: fareste entrare a casa vostra chi, appena sulla soglia, esordisce affermando sostanzial­mente che Renner Italia dovrebbe pagare circa quattro volte la Tari che paga un’azienda esattament­e come la nostra in un comune distante 20 km da Minerbio? Il sindaco deve a questo punto dire da che parte sta: dalla parte delle aziende e dei lavoratori del territorio o di una cooperativ­a bresciana che ha evidenteme­nte tutto l’interesse a stangare uno dei principali e corretti contribuen­ti. Sarà un giudice a dire quanto Renner Italia deve correttame­nte allo Stato. E noi, come sempre, onoreremo i nostri impegni. Siamo impegnati tutti i giorni a combattere con imprese straniere super agguerrite. Provate a chiedere loro se fuori da questo Paese le istituzion­i trattano così le imprese e scoprirete che questa politica nostrana non consentirà mai al mondo produttivo di competere ad armi pari».

Minganti dice che la Renner fino al 2013 non ha pagato un euro di Tari. È corretto?

«Sì, e allora? Noi siamo partiti nel 2004, si può immaginare che per mettere in piedi un’azienda di successo forse quello del rusco è l’ultimo problema. Sa quante tasse paga un’azienda? Ci è passata completame­nte dalla testa e non abbiamo mai ricevuto le cartelle dal Comune. Comunque nel 2013 abbiamo pagato tutto, anche gli anni precedenti».

” Gli addetti dell’ufficio tributi sono stati arroganti, non li ho fatti entrare per questo

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