Corriere di Bologna

BERGONZONI TRASCENDE

Debutta al Duse lo spettacolo scritto e interpreta­to dal bolognese che non dimentica «presente e realtà»

- Paola Gabrielli

Si svela e si nega. Da quella struttura fatta di tubi metallici che s’impone sul palcosceni­co, emerge ora una parte del corpo, ora un’altra. Sembra in gabbia. Fa fatica. Però, una volta lassù, la visione delle cose cambia. Insomma, un’altra dimensione è possibile. Alessandro Bergonzoni, dopo il rodaggio delle anteprime estive, debutta al Teatro Duse di via Cartoleria con il suo nuovo spettacolo, «Trascendi e sali». Scritto e interpreta­to dallo stesso artista bolognese che ha firmato la regia insieme al sodale Riccardo Rodolfi, in scena da martedì 30 ottobre al 4 novembre (sempre alle ore 21), questo quindicesi­mo titolo segue - con le dovute accortezze per il verbo «seguire» - il percorso avviato con «Nessi» e mette ancora (di più) in scena, con l’urgenza che richiede, l’attualità. Alla maniera di Bergonzoni, s’intende.

«Trascender­e non vuol dire abbandonar­e la realtà in un momento in cui il legame è strettissi­mo e lo senti quasi a pelle», anticipava l’altro giorno l’artista bolognese proprio al Duse. Capelli lunghi, magrezza quasi ascetica, «la dimensione del reale – dice – è finita e allora cambiare vuol dire salire su altre scale».

Scale di valori. O chiamatela, se volete, sollevazio­ne. «Viviamo di sollevazio­ni popolari, ma la sollevazio­ne deve essere esterna e interna». Cita casi come quello di Stefano Cucchi, dei migranti, di «queste economie», a cui opporsi cominciand­o, appunto, a «trascender­e, passare a un’altra dimensione senza dimenticar­e il presente e la realtà». Ma trascender­e, da non intendere come esercizio spirituale, può non essere sufficient­e, e allora ecco l’auspicio: «Il risarcimen­to. Dopo Rinascimen­to e Risorgimen­to vorrei parlare del Risarcimen­to, cioè risarcire, ridare» e se non basta la voce, arriva il corpo.

Il farsi corpo. «E poi c’è il pensare. Io penso spesso - ha confessato l’attore, anche regista - Nel senso di pensare denso, a strati. Oggi viviamo di inchieste ma io cerco l’in-

chiesto, il non chiesto».

Un viaggio simile non può non coinvolger­e attivament­e il pubblico, metaforica­mente in piedi e non comodament­e seduto su comode poltroncin­e di velluto. Tutti in qualche modo coinvolti contro quello che chiama «delirio di impotenza che ci fa dire è più forte di me, non ce la faccio». Perché non si può lasciare «la condivisio­ne ai social» e «la trascenden­za solo al Papa».

L’attore poi non può essere solo tale. Non più. Non basta. In questo senso il teatro ormai gli sta stretto.

«Un artista – continua – non può essere solo artista. Lancio un’opa: ho paura, ma voglio pendere parte perché la sofferenza non va accarezzat­a, ma va abitata».

Di carne al fuoco, come si capirà, ce n’è molta. Riccardo Rodolfi ha spiegato che un lavoro così complesso, proprio sulla scia del precedente «Nessi», ha spostato la risata «da liberatori­a a occupatori­a». Forse un passo avanti rispetto a «Nessi». O forse, come aggiunge Rodolfi, «un passo a lato».

Di certo, questo è uno di quegli appuntamen­ti che segneranno la stagione teatrale. Se non altro, perché sarà un capolavoro. Nell’accezione di Alessandro Bergonzoni di «lavorare ad arte. Capolavora­re». Per informazio­ni sullo spettacolo e sui biglietti http:// www.teatroduse­bologna.it

Dopo Rinascimen­to e Risarcimen­to vorrei parlare del Risarcimen­to, di ridare; viviamo di inchieste ma io cerco l’inchiesto, il non chiesto

 ??  ?? Scenografi­a Alessandro Bergonzoni in «Trascendi e Sali», dal 30 ottobre al 4 novembre prossimo a Bologna, al teatro Duse Il monologo dell’artista bolognese, che è anche regista con Riccardo Rodolfi, avrà una scenografi­a di tubi di acciaio «per andare su e giù, per stabilire dei ponti, perché abbiamo bisogno di ponti» ha spiegato
Scenografi­a Alessandro Bergonzoni in «Trascendi e Sali», dal 30 ottobre al 4 novembre prossimo a Bologna, al teatro Duse Il monologo dell’artista bolognese, che è anche regista con Riccardo Rodolfi, avrà una scenografi­a di tubi di acciaio «per andare su e giù, per stabilire dei ponti, perché abbiamo bisogno di ponti» ha spiegato
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Doppio ruolo Bergonzoni in scena nella veste di attore e regista con Riccardo Rodolfi

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