Da Cavazzuti a Zamagni l’appello dei prof a Tria «Giù le mani dai tecnici»
Una trentina di professori universitari, capeggiati da Filippo Cavazzuti, già allievo di Beniamino Andreatta, fra i fondatori di Prometeia ed ex sottosegretario al Ministero del Tesoro con Prodi, ha scritto una lettera aperta al ministro dell’Economia Giovanni Tria chiedendo di prendere chiaramente posizione dopo gli attacchi ricevuti dal M5S, che gli ha chiesto di fare «pulizia» tra i suoi tecnici.
Un appello al ministro dell’Economia Giovanni Tria dopo gli attacchi ricevuti dal Movimento 5 Stelle che gli ha chiesto di fare «pulizia» tra i tecnici del suo ministero. Nasce a Bologna la lettera firmata da una trentina di professori universitari (giuristi, economisti e politologi) pensata da Filippo Cavazzuti, già allievo di Beniamino Andreatta, fra i fondatori di Prometeia, oltre che sottosegretario al Ministero del Tesoro del primo governo Prodi, commissario Consob, presidente di Carisbo ed editorialista.
Il documento, pubblicato ieri sul Corriere, censura la parola «pulizia» («a molti richiama prassi eversive della democrazia già sperimentate nel ventennio fascista», si legge) e la posizione del governo che «sta violando l’articolo 98 della Costituzione che sancisce che «i pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione», e non al servizio di una coalizione politica pro tempore al potere». È breve quindi il passo che porta i firmatari a chiedere a Tria di «rigettare l’avvertimento indirizzatole» perché in caso contrario «non sarebbe solo la sua credibilità come ministro a essere messa in gioco presso l’opinione pubblica internazionale, ma la stessa immagine dell’Italia come paese autenticamente democratico». Tra i trenta sottoscrittori un terzo sono bolognesi o insegnano all’Alma mater. Nomi noti come quello di Silvia Giannini, l’ex assessore al Bilancio della prima giunta di Virginio Merola, del politologo Paolo Pombeni o degli economisti Anna Stagni, Carlo D’Adda, Giorgio Basevi, Anna Soci, Stefano Zamagni, Vera Negri Zamagni. E poi illustri giuristi come Francesco Vella e Renzo Costi. Tutti convinti da Cavazzuti che fosse arrivato il momento di intervenire, se necessario anche con un appello al ministro. «Quando ho sentito in tv Enrico Mentana leggere il comunicato dei 5 Stelle e pronunciare la parola “pulizia” mi sono venuti i brividi. Così ho deciso di scrivere questo appello e spedirlo a una serie di contatti», racconta Cavazzuti. L’economista si dice «preoccupato dal silenzio» di docenti universitari, editorialisti e tecnici, quelli che lui chiama «i chierici» che non «possono più tacere di fronte a ciò che sta accadendo alla nostra Costituzione».
Cavazzuti, che tra gli anni 80 e 90 è stato anche parlamentare eletto come indipendente nelle liste del Pci e poi del Pds, si chiede anche dove siano finiti «i tanti costituzionalisti guidati da Gustavo Zagrebelsky che tuonavano contro il referendum di Renzi» e che adesso invece «tacciono di fronte a chi parla di vincolo di mandato, democrazia diretta e auspica lo svuotamento di poteri del Parlamento e degli organi indipendenti». Cavazzuti chiede quindi ai suoi colleghi di «farsi sentire» perché, dice, «la situazione è seria e io non ho mai sentito così tanto silenzio». L’economista sa già quale accusa riceverà da parte del M5S: «Mi diranno che sono un uomo del Pd, ma non è vero, non sono mai stato iscritto al Pd, sono di sinistra da sempre. Nel caso replicherò dicendo che sono loro a essere uomini di Davide Casaleggio».