Corriere di Bologna

Merola, le voci e il privato: «Basta illazioni, ho denunciato»

Il monito a Lepore, Priolo e Aitini. Poi lo sfogo: «Io e l’alcol? Che dolore quelle illazioni»

- Di Olivio Romanini

«Non ne posso più di sentir dire che sono un ubriacone, addirittur­a anche mia madre mi ha chiesto se bevo troppo... Ho denunciato chi mi offendeva sui social per questo: sono stati archiviati perché incensurat­i, ma è stato riconosciu­to che quelle parole erano diffamazio­ne». In un salotto bolognese, per un’intervista dal sapore privato, il sindaco Virginio Merola mostra il suo lato più umano e si toglie qualche sassolino dalle scarpe. Ma frena anche l’eccesso di attivismo di chi a Palazzo d’Accursio, come gli assessori Lepore, Priolo e Aitini, aspira a prendere il suo posto in futuro: «Se qualcuno fa il successore prima del tempo esce dalla mia giunta, è chiaro?».

«A me m’ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, fran, cadono giù, come sassi. Nel silenzio più assoluto, con tutto immobile intorno, non una mosca che vola, e loro, fran», scriveva molti anni fa Alessandro Baricco in Novecento. A molti, l’altra sera nel salotto di Patrizia Finucci Gallo, deve essere venuta in mente quell’immagine sentendo a un certo punto il sindaco di Bologna, Virginio Merola, far cadere il quadro che ritrae una delle insinuazio­ni più ricorrenti che hanno accompagna­to i suoi primi sette anni e mezzo di mandato. Ha qualche sassolino nelle scarpe da togliere, gli ha chiesto Roberto Di Caro, già inviato dell’Espresso? Il sindaco ci ha pensato un attimo e poi ha colto di sorpresa l’affollatis­sima sala. E con un sorriso ha deciso che era il momento di far cadere il quadro: «Sì, ce l’ho un sassolino: non ne posso più di sentire dire che sarei un ubriacone, perché non è vero. Addirittur­a, mia madre mi ha chiesto se è vero che bevo troppo, non se ne può più. Non ne posso più di questa storia e invito tutti a farsi un aperitivo con me, per capire che non è vero».

La storia, o le voci, hanno un inizio ben preciso: «Tutto comincia — racconta il primo cittadino — quando in campagna elettorale qualcuno fa circolare un mio audio dove ho la voce un po’ impastata, da allora questa cosa è stata usata con cattiveria anche prima delle elezioni. Questo è il mio unico vero sfogo». Il messaggio convince le persone che sono venute ad ascoltarlo e per la verità non è chiaro a tutti quanta fatica ci sia voluta per dire quelle parole. Ma c’è un altro pezzo della storia: «Ho denunciato alla magistratu­ra per diffamazio­ne alcune persone che sui social mi offendevan­o per questa questione. Il pm per loro ha chiesto l’archiviazi­one, anche perché sono incensurat­i, ma sono contento che in alcuni casi sia stato riconosciu­to che quelle parole costituiva­no un’offesa vera e propria, una diffamazio­ne». Il tema sarebbe un po’ più generale e chiama in causa gli odiatori del web, gli haters, il momento particolar­e che vive la vicenda pubblica ed è difficile riassumerl­o in poche parole. Merola ci prova così: «A un certo punto bisogna dire basta, ci sono persone che offendono e non si rendono nemmeno più conto di farlo». Deve ritenere che l’obiettivo politico di questa sua mossa sia stato raggiunto, perché ha deciso di non fare opposizion­e alla richiesta di archiviazi­one del pm.

Il sindaco ha deciso solo lì, durante la conversazi­one con i cronisti della città, di vuotare il sacco. Nulla di preparato. Ma è chiaro che per arrivare a far cadere il quadro c’è stata una lunga riflession­e precedente che lo ha portato a decidere che era ora di parlare. C’è un tempo per tutte le cose ed è probabile che la tranquilli­tà di chi è ormai al secondo mandato e non deve ricandidar­si gli abbia dato l’energia per provare a chiudere questa vicenda più privata.

Dopo uno sfogo di questo genere, dopo la decisione di portare alla ribalta pubblica un tema che era stato digerito, seppure con amarezza, in privato, tutto il resto è passato in secondo piano. Ma nel salotto di Patrizia Finucci Gallo, il sindaco ha toccato molti altri punti. La politica innanzitut­to: con il governator­e Stefano Bonaccini, che secondo il sindaco ha già deciso di ricandidar­si. Un po’ perché l’ha detto pubblicame­nte e un po’ perché «l’ha detto a me almeno tre volte». Contrariam­ente all’aria che tira, piuttosto brutta per il Partito democratic­o, il primo cittadino è fidu-

” Il futuro Quando avrò finito di fare il sindaco saranno 23 anni che faccio l’amministra­tore Continuerò a fare politica, non mi tirerò indietro, ma lo farò senza occupare posti

Chi mi offendeva è stato archiviato, erano incensurat­i, ma in alcuni casi è stato riconosciu­to che quelle parole erano diffamazio­ne

Il porta a porta Forse abbiamo sottovalut­ato com’è fatto il centro: aumenterem­o i passaggi di Hera per il ritiro, sceglierem­o orari più comodi e introdurre­mo minicasson­etti per l’organico

cioso per l’esito delle Regionali del 2019, a patto che il partito cambi completame­nte strategia. Per spiegare da dove ripartire usa una metafora: «Un giorno un pesce anziano incontra due pesci giovani e chiede loro com’è l’acqua e loro gli rispondono: che cos’è l’acqua? La verità è che il Pd ha perso l’acqua, le sue radici ed è ridotto a un gruppo di notabili e di capicorren­te». Come uscirne? «A Bologna, in Emilia e nel Paese il Pd da solo non basta, ci vuole un grande movimento civico e una grande coalizione».

Ma il passaggio che più farà discutere sulla politica cittadina è quello che riguarda la sua succession­e. Merola ripete che vuole lasciare un’eredità e non degli ereditieri e a chi gli chiede del grande attivismo di assessori come Matteo Lepore, Irene Priolo e Alberto Aitini, che potrebbero avere chance per la succession­e, replica così: «Se qualcuno fa il successore prima del tempo, esce dalla mia giunta. Sono stato chiaro?». Chiarissim­o, anche se non è facile capire che cosa voglia dire in concreto fare il successore prima del tempo. Parlando del congresso nazionale del Pd boccia la candidatur­a di Marco Minniti: «Perché farebbe la fotocopia di Salvini e si sa che gli elettori prendono sempre l’originale». C’è il tempo per qualche pensiero per i suoi avversari. Ad esempio per «il mio amico Massimo Bugani, che mi criticava perché ero sindaco di Bo- logna e contempora­neamente sindaco metropolit­ano e adesso ha due incarichi e un ottimo stipendio». Prima o poi, chiosa Merola, «certi nodi verranno al pettine».

Il sindaco affronta anche i nodi della sua azione amministra­tiva. Parla del bilancio che verrà, senza nuove tasse e con un taglio del debito del Comune, della lotta agli imbrattato­ri dei muri, che riprenderà in primavera con un piano di pulizia da 500 mila euro e risponde anche a una domanda su Fico:«Io sono soddisfatt­o, i numeri non erano quelli annunciati da Oscar Farinetti, l’equilibrio si aveva con tre milioni di visitatori e sono contento di come stanno andando le cose». Infine c’è il problema dei rifiuti nel centro storico. L’assessore Alberto Aitini aveva annunciato tempo fa che il Comune avrebbe corretto il tiro, pur senza rinunciare al porta a porta e alla raccolta differenzi­ata. «A Milano si fa nello stesso modo e funziona — premette il sindaco — ma forse abbiamo sottovalut­ato come è fatto il centro storico e l’aumento dei turisti che c’è stato in questi ultimi tempi. La nostra proposta sarà quella di aumentare i passaggi di Hera per il ritiro dei rifiuti. Poi sceglierem­o orari più comodi per i residenti e infine proveremo a introdurre dei minicasson­etti per l’organico, a quel punto vedremo come vanno le cose». Di sicuro, per il momento, non si torna indietro sul porta a porta e sulla differenzi­ata. L’ultima domanda, quando ormai è quasi notte, è sul suo futuro. Un velo di malinconia accompagna la risposta: «Quando avrò finito di fare il sindaco saranno 23 anni che faccio l’amministra­tore. Ho tanti interessi e continuerò a fare politica, non mi tirerò indietro ma la politica si può fare senza occupare posti». Ha due anni e mezzo per cambiare idea ma il quadro è caduto. E il sindaco lascia la sala più sereno.

Il Pd ha perso l’acqua, le radici ed è ridotto a un gruppo di notabili e capicorren­te: serve un grande movimento civico

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Uscente Il sindaco Virginio Merola è al suo secondo mandato a Palazzo d’Accursio

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