Merola, le voci e il privato: «Basta illazioni, ho denunciato»
Il monito a Lepore, Priolo e Aitini. Poi lo sfogo: «Io e l’alcol? Che dolore quelle illazioni»
«Non ne posso più di sentir dire che sono un ubriacone, addirittura anche mia madre mi ha chiesto se bevo troppo... Ho denunciato chi mi offendeva sui social per questo: sono stati archiviati perché incensurati, ma è stato riconosciuto che quelle parole erano diffamazione». In un salotto bolognese, per un’intervista dal sapore privato, il sindaco Virginio Merola mostra il suo lato più umano e si toglie qualche sassolino dalle scarpe. Ma frena anche l’eccesso di attivismo di chi a Palazzo d’Accursio, come gli assessori Lepore, Priolo e Aitini, aspira a prendere il suo posto in futuro: «Se qualcuno fa il successore prima del tempo esce dalla mia giunta, è chiaro?».
«A me m’ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, fran, cadono giù, come sassi. Nel silenzio più assoluto, con tutto immobile intorno, non una mosca che vola, e loro, fran», scriveva molti anni fa Alessandro Baricco in Novecento. A molti, l’altra sera nel salotto di Patrizia Finucci Gallo, deve essere venuta in mente quell’immagine sentendo a un certo punto il sindaco di Bologna, Virginio Merola, far cadere il quadro che ritrae una delle insinuazioni più ricorrenti che hanno accompagnato i suoi primi sette anni e mezzo di mandato. Ha qualche sassolino nelle scarpe da togliere, gli ha chiesto Roberto Di Caro, già inviato dell’Espresso? Il sindaco ci ha pensato un attimo e poi ha colto di sorpresa l’affollatissima sala. E con un sorriso ha deciso che era il momento di far cadere il quadro: «Sì, ce l’ho un sassolino: non ne posso più di sentire dire che sarei un ubriacone, perché non è vero. Addirittura, mia madre mi ha chiesto se è vero che bevo troppo, non se ne può più. Non ne posso più di questa storia e invito tutti a farsi un aperitivo con me, per capire che non è vero».
La storia, o le voci, hanno un inizio ben preciso: «Tutto comincia — racconta il primo cittadino — quando in campagna elettorale qualcuno fa circolare un mio audio dove ho la voce un po’ impastata, da allora questa cosa è stata usata con cattiveria anche prima delle elezioni. Questo è il mio unico vero sfogo». Il messaggio convince le persone che sono venute ad ascoltarlo e per la verità non è chiaro a tutti quanta fatica ci sia voluta per dire quelle parole. Ma c’è un altro pezzo della storia: «Ho denunciato alla magistratura per diffamazione alcune persone che sui social mi offendevano per questa questione. Il pm per loro ha chiesto l’archiviazione, anche perché sono incensurati, ma sono contento che in alcuni casi sia stato riconosciuto che quelle parole costituivano un’offesa vera e propria, una diffamazione». Il tema sarebbe un po’ più generale e chiama in causa gli odiatori del web, gli haters, il momento particolare che vive la vicenda pubblica ed è difficile riassumerlo in poche parole. Merola ci prova così: «A un certo punto bisogna dire basta, ci sono persone che offendono e non si rendono nemmeno più conto di farlo». Deve ritenere che l’obiettivo politico di questa sua mossa sia stato raggiunto, perché ha deciso di non fare opposizione alla richiesta di archiviazione del pm.
Il sindaco ha deciso solo lì, durante la conversazione con i cronisti della città, di vuotare il sacco. Nulla di preparato. Ma è chiaro che per arrivare a far cadere il quadro c’è stata una lunga riflessione precedente che lo ha portato a decidere che era ora di parlare. C’è un tempo per tutte le cose ed è probabile che la tranquillità di chi è ormai al secondo mandato e non deve ricandidarsi gli abbia dato l’energia per provare a chiudere questa vicenda più privata.
Dopo uno sfogo di questo genere, dopo la decisione di portare alla ribalta pubblica un tema che era stato digerito, seppure con amarezza, in privato, tutto il resto è passato in secondo piano. Ma nel salotto di Patrizia Finucci Gallo, il sindaco ha toccato molti altri punti. La politica innanzitutto: con il governatore Stefano Bonaccini, che secondo il sindaco ha già deciso di ricandidarsi. Un po’ perché l’ha detto pubblicamente e un po’ perché «l’ha detto a me almeno tre volte». Contrariamente all’aria che tira, piuttosto brutta per il Partito democratico, il primo cittadino è fidu-
” Il futuro Quando avrò finito di fare il sindaco saranno 23 anni che faccio l’amministratore Continuerò a fare politica, non mi tirerò indietro, ma lo farò senza occupare posti
Chi mi offendeva è stato archiviato, erano incensurati, ma in alcuni casi è stato riconosciuto che quelle parole erano diffamazione
Il porta a porta Forse abbiamo sottovalutato com’è fatto il centro: aumenteremo i passaggi di Hera per il ritiro, sceglieremo orari più comodi e introdurremo minicassonetti per l’organico
cioso per l’esito delle Regionali del 2019, a patto che il partito cambi completamente strategia. Per spiegare da dove ripartire usa una metafora: «Un giorno un pesce anziano incontra due pesci giovani e chiede loro com’è l’acqua e loro gli rispondono: che cos’è l’acqua? La verità è che il Pd ha perso l’acqua, le sue radici ed è ridotto a un gruppo di notabili e di capicorrente». Come uscirne? «A Bologna, in Emilia e nel Paese il Pd da solo non basta, ci vuole un grande movimento civico e una grande coalizione».
Ma il passaggio che più farà discutere sulla politica cittadina è quello che riguarda la sua successione. Merola ripete che vuole lasciare un’eredità e non degli ereditieri e a chi gli chiede del grande attivismo di assessori come Matteo Lepore, Irene Priolo e Alberto Aitini, che potrebbero avere chance per la successione, replica così: «Se qualcuno fa il successore prima del tempo, esce dalla mia giunta. Sono stato chiaro?». Chiarissimo, anche se non è facile capire che cosa voglia dire in concreto fare il successore prima del tempo. Parlando del congresso nazionale del Pd boccia la candidatura di Marco Minniti: «Perché farebbe la fotocopia di Salvini e si sa che gli elettori prendono sempre l’originale». C’è il tempo per qualche pensiero per i suoi avversari. Ad esempio per «il mio amico Massimo Bugani, che mi criticava perché ero sindaco di Bo- logna e contemporaneamente sindaco metropolitano e adesso ha due incarichi e un ottimo stipendio». Prima o poi, chiosa Merola, «certi nodi verranno al pettine».
Il sindaco affronta anche i nodi della sua azione amministrativa. Parla del bilancio che verrà, senza nuove tasse e con un taglio del debito del Comune, della lotta agli imbrattatori dei muri, che riprenderà in primavera con un piano di pulizia da 500 mila euro e risponde anche a una domanda su Fico:«Io sono soddisfatto, i numeri non erano quelli annunciati da Oscar Farinetti, l’equilibrio si aveva con tre milioni di visitatori e sono contento di come stanno andando le cose». Infine c’è il problema dei rifiuti nel centro storico. L’assessore Alberto Aitini aveva annunciato tempo fa che il Comune avrebbe corretto il tiro, pur senza rinunciare al porta a porta e alla raccolta differenziata. «A Milano si fa nello stesso modo e funziona — premette il sindaco — ma forse abbiamo sottovalutato come è fatto il centro storico e l’aumento dei turisti che c’è stato in questi ultimi tempi. La nostra proposta sarà quella di aumentare i passaggi di Hera per il ritiro dei rifiuti. Poi sceglieremo orari più comodi per i residenti e infine proveremo a introdurre dei minicassonetti per l’organico, a quel punto vedremo come vanno le cose». Di sicuro, per il momento, non si torna indietro sul porta a porta e sulla differenziata. L’ultima domanda, quando ormai è quasi notte, è sul suo futuro. Un velo di malinconia accompagna la risposta: «Quando avrò finito di fare il sindaco saranno 23 anni che faccio l’amministratore. Ho tanti interessi e continuerò a fare politica, non mi tirerò indietro ma la politica si può fare senza occupare posti». Ha due anni e mezzo per cambiare idea ma il quadro è caduto. E il sindaco lascia la sala più sereno.
Il Pd ha perso l’acqua, le radici ed è ridotto a un gruppo di notabili e capicorrente: serve un grande movimento civico