Corriere di Bologna

Parla Igor, la rabbia dei familiari

Il killer collegato in videoconfe­renza dalla Spagna: «Non voglio un processo pubblico con i giornalist­i» Sfogo contro Minniti e Salvini: «Lasciati soli dallo Stato ma se fosse stato di colore...»

- Rotondi

Poche parole, in italiano: «Non voglio un processo pubblico». Norbert Feher, alias Igor Vaclavic, compare davanti al giudice per i due delitti italiani. La difesa ha chiesto una perizia psichiatri­ca, deciderà il giudice. Intanto scoppia la rabbia dei fili di Verri, ucciso dal killer: «Abbandonat­i dallo Stato, se avesse avuto la pelle nera sarebbe stato diverso».

” Ci appelliamo anche al nuovo governo, purtroppo pare faccia più scalpore un omicida dalla pelle nera di lui

” Fin dall’inizio abbiamo sostenuto che l’omicidio si doveva e si poteva evitare: andremo in fondo

Escono dall’aula accompagna­ti dal loro legale. Hanno gli occhi lucidi ma le parole vanno dritte al punto: «Lo Stato ci ha abbandonat­o, ci aspettiamo delle scuse». Francesca ed Emanuele sono figli di Valerio Verri, freddato da Igor mentre era già in fuga.

Che effetto vi ha fatto guardare in faccia l’uomo che vi ha privato di un bene così caro?

«Un effetto strano, in uno schermo ancora di più. Lo abbiamo visto in tv, questo è il punto. Era in videoconfe­renza perché è riuscito a uscire dall’Italia e le nostre istituzion­i non sono riuscite a bloccarlo prima — dice Francesca —. Ha ucciso nostro padre, ha fatto tre vittime in Spagna perché se lo sono lasciato sfuggire».

Prima dell’udienza ha pubblicato un post nel quale ha detto che lo Stato si è scordato di voi perché l’assassino non ha la pelle nera.

«Ne sono convinta. Se il colpevole fosse stato qualcuno con un altro colore della pelle allora saremmo stati presi in consideraz­ione. L’allora ministro Minniti ci aveva dato rassicuraz­ioni: ci disse che non ci avrebbe abbandonat­i e che non avrebbero lasciato il campo finche non l’avessero preso. Poco dopo già non si vedevano più forze dell’ordine girare, perché era chiaro che non era più in Italia. Quindi il lavoro fatto dagli apparati di sicurezza non è andato a buon fine. Ci aveva detto che avremmo potuto contare su di lui per qualsiasi cosa. Ma dopo quell’incontro non abbiamo ricevuto neanche un saluto. Ci aspettiamo quanto meno delle scuse, che penso siano doverose.

Parla di Minniti o anche dell’attuale governo?

«Ho parlato di Minniti perché ci aveva incontrato e fatto delle promesse. Ma ci appelliamo alle istituzion­i, anche al nuovo governo e a Salvini. Pare faccia più scalpore se un omicida ha il colore della pelle nera che Igor».

In aula non c’erano rappresent­anti degli enti locali. Si aspettava una maggiore partecipaz­ione?

«Non mi aspetto più niente. Io mio fratello siamo soli».

Dopo l’archiviazi­one dell’esposto sul corto circuito della sicurezza vi siete rivolti alla Corte europea e il ricorso ha passato il vaglio di ammissibil­ità.

«Andremo fino in fondo per arrivare alla verità su chi ha mandato nostro padre allo sbaraglio. Fin dall’inizio abbiamo sostenuto che l’omicidio si doveva e si poteva evitare: si sapeva che Igor era in fuga in quell’area, avrebbero dovuto sospendere i servizi della polizia provincial­e».

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