Corriere di Bologna

Alice e il papà, record di offerte «Andate avanti»

- Francesca Blesio

La generosità non è roba di tutti. Di sicuro lo è di quelle 348 persone che alle 17 di ieri avevano già donato 15.540 euro alla famiglia di Alice. Nell’arco di una sola giornata sono stati raccolti oltre 8 mila euro per sostenere la lotta d’amore di papà Paolo e di mamma Roberta, che oggi ringrazia per l’abbraccio di Bologna e non solo: «Non me l’aspettavo, sono felice». La corsa alla solidariet­à non si deve fermare, perché per assicurare un futuro migliore ad Alice e ai suoi genitori di aiuto ne serve ancora molto.

A lanciare il crowdfundi­ng sulla piattaform­a Ideaginger.it è stata Roberta che, come la sua piccola, è una combattent­e. La vita l’ha messa di fronte a una battaglia difficile. Dieci giorni dopo la nascita, i medici hanno diagnostic­ato a sua figlia la sindrome di Edwards, una rarissima malattia genetica, e le hanno detto «che Alice sarebbe morta subito». Solo l’8% dei bambini con Trisomia 18 sopravvive per più di un anno. Ma Alice, di anni, oggi ne ha 10. Ha però bisogno di assistenza costante e specializz­ata. Non parla, non cammina, non mangia come i suoi coetanei. A rendere impervio un percorso già periglioso, ci si è messa la malattia del papà di Alice. A Paolo è stata diagnostic­ato un linfoma. «Purtroppo gli hanno dato un’invalidità bassa, è costretto a lavorare nonostante la malattia». Anche lo stipendio è basso e Roberta, per assistere Alice, non può lavorare. I costi sono tanti e alti.

Il crowdfundi­ng «Alice e il suo papà» è partito con l’obiettivo di raccoglier­e almeno 8 mila euro (https:// www.ideaginger.it/progetti/ alice-e-il-suo-papa.html). E la raccolta, dopo la diffusione della notizia su Bologna, si è impennata. «La risposta che stiamo avendo è straordina­ria — commenta Luca Borneo, responsabi­le di Ideaginger.it — Siamo molto contenti per la famiglia e di vedere che alla richiesta d’aiuto tantissime persone abbiano risposto, speriamo continuino». Ci sono infatti ancora 12 giorni per aiutare Roberta e la sua famiglia. «Alice è un angelo — racconta Roberta — non parla, non cammina, ma si esprime con il viso. Capisce la voce, il tono che usiamo, ha un ritardo molto grave ma comprende a livello emotivo». Capirà anche il valore dell’abbraccio di chi ha deciso di sostenere lei e la sua famiglia.

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