Belluzzi, gli ex studenti «tutor» dei piccoli
Al tecnico sperimentazione in corso per sostenere i 120 alunni
Gli alunni più grandi che fanno da «tutor» a quelli più piccoli e fanno intravedere loro una speranza. All’Itis Belluzzi-Fioravanti la «cura» per i disturbi specifici dell’apprendimento l’hanno affidata anche agli ex studenti appena diplomati o a quelli delle ultime classi che hanno imparato ad aggirare dislessia, discalculia, disortografia.
Al Belluzzi-Fioravanti gli studenti con dsa sono più o meno 120. Un numero che aumenta, man mano che passano i mesi e che i docenti hanno modo di conoscere meglio i propri alunni. E per forza di cose l’istituto e i suoi prof, sotto la guida della preside Roberta Fantinato, hanno dovuto rimboccarsi le maniche e affrontare un fenomeno che, a detta della stessa dirigente, «ha avuto un incremento molto forte negli ultimi anni». Ma anche solo negli ultimi mesi. «A giugno gli studenti con dsa erano circa 100 — spiega la preside —, a ottobre ce ne risultano già 120 e altri 6 o 7 sono in attesa di segnalazione. I nostri insegnanti, essendo formati, spesso riescono a indirizzare i ragazzi nella comprensione del loro disturbo».
La referente in istituto per i dsa è la professoressa Monica Brunetti. È a lei che gli studenti, i loro genitori e i prof si rivolgono per trovare una soluzione in classe, così come a casa. «Abbiamo uno sportello ad accesso libero — spiega Brunetti — in cui ci si confronta sulle possibili soluzioni al problema». Ai ragazzi si dà un sostegno per lo studio; alle famiglie si spiega come aiutare il figlio a organizzare la scrivania; ai docenti si danno gli strumenti per fare i piani personalizzati degli alunni.
Ma il punto forte del Belluzzi è il laboratorio in cui, tre pomeriggi alla settimana, si danno agli studenti con dsa delle classi prime gli strumenti perché siano autonomi nello studio. «A ogni studente — spiega Brunetti — si indicano le strategie migliori. Ad aiutarli ci sono 4 docenti formati e studenti con dsa appena diplomati o arrivati in quarta o quinta. Dal punto di vista motivazionale avere con noi ex alunni e alunni più grandi è vincente: i più piccoli si sentono meno soli e sono meglio predisposti a utilizzare durante le lezioni i loro strumenti compensativi».
I disturbi prevalenti? «Di solito — spiegano la preside e la sua docente — le difficoltà più serie riguardano la comprensione del testo, l’estrapolazione dei concetti principali e il recupero delle informazioni». Poi ci sono diversi alunni con discalculia e altri con disturbo misto. Per questi alunni la scuola è un percorso in salita, ma se i docenti e la famiglia li accompagnano nel modo giusto i successi non sono rari. «Ci sono nostri studenti con dsa usciti con 80 0 85 alla maturità e che ora fanno l’università. La didattica dell’inclusione non è ancora un processo concluso, ma è un tentativo in corso: si procede passo passo. Ma un po’ alla volta ci stiamo arrivando», conclude Brunetti.
” La docente Dal punto di vista motivazionale avere con noi ragazzi che ce l’hanno fatta è vincente Sosteniamo gli alunni, ma anche le famiglie e i prof