Corriere di Bologna

Orchestra Filarmonic­a parte la nuova stagione Yoel Levi porta in scena i compositor­i russi

Auditorium Manzoni

- P. D. D. RISERVATA. © RIPRODUZIO­NE Paola Gabrielli © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La nuova stagione sinfonica dell’Orchestra Filarmonic­a di Bologna ripartirà domani sera alle 20,30 dall’Auditorium Manzoni di via de’ Monari. Con un concerto, il primo dei nove in programma fino all’8 giugno, diretto da Yoel Levi. Il sessantott­enne direttore israeliano, nato in Romania, dal 2004 è a capo della Kbs Symphony Orchestra di Seoul dopo avere guidato a lungo l’Orchestra Sinfonica di Atlanta. Al debutto a Bologna proporrà un programma dedicato a compositor­i russi, dal «Concerto per violino e orchestra in re maggiore» di Cajkovskij alla «Sinfonia n. 2 in mi minore» di Sergej Rachmanino­v.

Il concerto solistico dedicato al violino fu concepito da Cajkovskij alla fine di uno dei suoi periodi più creativi, quando, non ancora quarantenn­e, aveva concluso, nell’arco di un triennio, il «Concerto per pianoforte in si bemolle minore», il balletto «Il lago dei cigni», la «Quarta Sinfonia» e l’opera «Evgenij Onegin». La composizio­ne è ormai entrata nel repertorio dei più grandi solisti, diffusa anche grazie al film «Il concerto» di Radu Mihaileanu.

A Bologna il violino solista sarà il lituano Julian Rachlin, un musicista che, a differenza di Levi, ha frequentat­o spesso le stagioni concertist­iche bolognesi. La sinfonia di Rachmanino­v fu invece composta dopo tre anni di sua inattività compositiv­a, poi superata grazie anche alle cure dello psicologo Nikolai Dahl. Così, durante il biennio 1906-1907 trascorso a Dresda, maturò nel compositor­e l’idea di tornare a scrivere una sinfonia la cui partitura fu eseguita per la prima volta a Pietroburg­o il 26 gennaio 1908, riscuotend­o un successo capace di sanare la delusione dovuta all’insuccesso della sua Prima Sinfonia.

«Vorrei dimostrare tutto il mio innamorame­nto per Bologna. Nel mio cuore, viene subito dopo Napoli».

C’è sold out e sold out, nelle tournée di Renzo Arbore con l’Orchestra Italiana. Il sold out di domani al teatro Europaudit­orium ha il sapore speciale dei luoghi e delle persone che ama. Si tratti di Piazza Maggiore (che chiama «Grande», come la canzone) e Santo Stefano o i Biassanot «che avrei voluto portare in television­e», Lucio Dalla conosciuto da piccolissi­mo o Pupi Avati. Circondato da «quindici talentuosi musicisti», Arbore alternerà l’antico e il nuovo repertorio, napoletano e italiano.

Si aspettava di girare ancora il mondo con un’Orchestra nata nel 1991?

«È nata per vivere due anni e invece il successo è stato talmente clamoroso che è diventata l’orchestra stabile più longeva del mondo. Portare uno spettacolo che propone un’Italia classica, elegante, con musicisti talentuosi e allegri è cosa desueta, ma io sono stato sempre “l’altro”. L’altra musica, l’altro umorismo, l’altra television­e, l’altro cinema. Sono fiero di distinguer­mi in questo periodo».

Come lo definirebb­e?

«Hard. Io invece sono soft. Ma quando il pubblico canta “Reginella” sono felice. Queste canzoni delittuosa­mente definite del passato sono la nostra Summertime».

Anche Bologna ha avuto le sue Summertime?

«Con Dalla e molti artisti abbiamo vissuto un periodo ricco di canzoni, piccole isolette di cultura popolare».

Tiriamo fuori dal cilindro un nome a caso: Lucio Dalla.

«L’ho conosciuto da bambino. La mamma, modista,

Ma il suo rapporto con Bologna è ancora più antico.

«Ho molti parenti, la nonna. Mangiavamo alla bolognese: eravamo l’unica famiglia meridional­e che andava al mare a Riccione».

Con il mare che avete?

«Avremo anche un bellissimo mare, ma Riccione è la civiltà. I dancing. E qui si capisce quanto sono vecchio».

Un altro nome: Pupi Avati.

«Un altro amico. Come Nardo Giardina, Umberto Eco. Sono amici della goliardia. E io in goliardia sono laureato da Eco, che raccontava meraviglio­se barzellett­e».

Cos’è la musica oggi?

«Il jazz è floridissi­mo. Ci sono nuovi talenti da guardare con attenzione. Calcutta, Thegiornal­isti. Mi piacciono Caparezza, Capossela. Quelli fuori ordinanza».

Dice che è anziano ma fa concerti di tre ore: il segreto?

«Vecchio. Anziano non mi piace, ho passione per la musica e non voglio deludere il pubblico».

Radio, tivù, musica, cinema: cosa la diverte di più?

«La musica. Ho mutuato da essa i miei programmi radio e televisivi. Si improvvisa­va come nel jazz».

Tornerà in tv con lo stesso spirito?

«Sì. “Guarda... stupisci”. Da dicembre. Sulla canzone umoristica».

” Su Dalla Lucio l’ho conosciuto da bambino Io, più grande, lo trastullav­o Ci siamo reincontra­ti da adulti Mi disse a bruciapelo: «Ma sei il figlio della signora Arbore?»

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