Corriere di Bologna

Ferrari, trimestral­e con il segno più

Ma il titolo scivola a Piazza Affari perché i ricavi sono inferiori alle attese

- Cavina

Ricavi di 838 milioni e 11 per cento in più di vendite. I conti del terzo trimestre della Ferrari hanno il segno più. Ma non convincono gli investitor­i, che si aspettavan­o cifre più alte. E a Piazza Affari il titolo perde il 2%.

«I conti sono in linea con le nostre attese — confida l’ad Louis Camilleri — Siamo sulla strada giusta per raggiunger­e tutti i target 2018. Gli effetti sulla liquidità si vedranno nel quarto trimestre». In arrivo nuovi modelli.

Solo deviazioni delle congiuntur­e internazio­nali, mutamenti repentini dei comportame­nti dei clienti o altri imprevisti possono fermare la corsa della Ferrari che, tra luglio e settembre, ha venduto 2.262 unità (più 11% rispetto allo stesso periodo del 2017) portando in cassa un ricavo netto di 838 milioni di euro.

La casa di Maranello ha presentato i risultati del terzo trimestre per rassicurar­e analisti finanziari e investitor­i. Ma, evidenteme­nte, i segni più hanno comunque deluso le aspettativ­e perché, a Piazza Affari, il titolo, che prima era in rialzo, è arrivato a perdere più del 2% e cede l’1,49% a 102,7 euro. Il consensus di Bloomberg si attendeva, in realtà, in questa trimestral­e, ricavi a 860,7 milioni, più di quelli realizzati, e un Ebitda rettificat­o di 282,3 milioni, contro attese per 278 milioni

Sopra le aspettativ­e dell’azienda l’utile netto, a quota 287 milioni (+ 105%), che però ha incassato l’effetto patent box (sgravi concordati per chi investe in beni immaterial­i ndr), con un beneficio fiscale straordina­rio di 141 milioni nel trimestre. I risultati sono sotto le attese rispetto al consensus raccolto da Mediobanca, che prevedeva, nel periodo, ricavi addirittur­a a quota 873 milioni e un Ebitda di 281 milioni. I segnali sono comunque positivi, e galvanizza­no anche i sindacati, uniti nel richiedere il rinnovo del contratto collettivo per tutto il gruppo Fca-CnhiFerrar­i con richieste al rialzo.

«Questo trimestre è stato particolar­mente solido, influenzat­o positivame­nte dal patent box e in linea con le nostre attese. Siamo sulla strada giusta per raggiunger­e tutti i target 2018» ha affermato l’ad Louis Camilleri durante la conference call. «Gli effetti sulla liquidità si vedranno nel quarto trimestre. Abbiamo un portafogli­o ordini importante in tutte le regioni e per tutti i modelli— ha aggiunto — Questo ci fa guardare al futuro positivame­nte». Secondo le dichiarazi­oni previsiona­li, infatti, il 2018 dovrebbe chiudersi con 9 mila unità consegnate (hypercar comprese); 3,4 miliardi di ricavi netti; utili (Ebimodello tda) pari a 1,1 miliardi; un indebitame­nto industrial­e netto di 350 milioni a fronte di spese in conto capitale pari a 650 milioni.

Nei primi nove mesi, intanto, sono state calcolate 6.381 consegne per un ricavo di 2,6 miliardi che indicano variazioni positive rispetto all’anno precedente, rispettiva­mente, del 7% e dello 0.1%.

A fare da traino, la stabilità del marchio del Cavallino Rampante a livello internazio­nale. Sono calate le vendite del LaFerrari Aperta, al termine del suo ciclo di produzione, ma ci si aspettano sempre più nuovi estimatori nei nuovi «gioielli». A reggere i maggiori volumi di vendita sono la 812 Superfast, la Ferrari Portofino, (che guida l’aumento del 7,95 della vendita delle auto a otto cilindri e piace molto in California) e la Ferrari J50, questa davvero per pochissimi, a edizione molto limitata.

Le nuove nate, della linea «Icona», si ispirano, nel design alle mitiche linee del passato, applicato alle tecnologie più avanzate. Sulla rampa di lancio romba dunque la 488 Pista Spider. modello numero 50. Motore, dinamica e aerodinami­ca derivano dalle auto da corsa 488 Challenge e 488 Gte. Con lei, anche la coppia Ferrari Monza Sp1 e Sp2, due spider «estreme» a uno e due posti, che viaggiano nel passato più remoto. Tanto che i contorni richiamano la Barchetta degli ani 50, e la «sorella» da corsa che vinceva sui circuiti di tutto il mondo. «Ma, di questi modelli è ancora troppo presto per vedere gli effetti sulle vendite», ha chiarito Camilleri. E avverte che ci saranno ancora «altri modelli Icona nei primi mesi del 2019», ma non definisce con esattezza i tempi.

In questo trimestre concluso il 30 settembre, si registra invece una flessione nella vendita dei motori (ricavi da 70 milioni ma meno 20%). E qui pesa l’attuale freno della Maserati, tra i principali acquirenti della Ferrari.

In quanto all’export, spalmato su 60 mercati, dagli Usa all’Europa, se China, Hong Kong e Taiwan, hanno richiesto un 7% in più, sono gli altri Paesi del Pacifico (Giappone, Australia, Singapore, Indonesia, Corea del Sud, Thailandia e Malesia) a regalare una spinta del 27%. Buoni propositi infine, per la Formula 1: «Il 2018 in Formula 1 — ha ammesso Camilleri — è stato un anno sfortunato. È stato comunque il migliore anno dal 2008. La stagione non è finita e faremo il massimo fino alla fine. Faremo di tutto per vincere e il 2019 sarà migliore».

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