Corriere di Bologna

Reddito di cittadinan­za, lo stop della Regione «Roma tarda, difficilis­simo partire subito»

Gli ultimi contatti col ministero non sciolgono i dubbi. Bianchi: non scarichino i problemi su di noi

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Nel giro di un mese i dubbi di Patrizio Bianchi sull’applicazio­ne del reddito di cittadinan­za si sono trasformat­i in timori. «Sì, sono preoccupat­o. C’è il rischio concreto che il ritardo accumulato venga scaricato sulle Regioni in maniera diversific­ata, perché alcune sono preparate altre no». L’assessore regionale alle Formazione e al Lavoro con i suoi dirigenti sta tenendo i contatti con il Ministero del Lavoro e dello Sviluppo. Dopo un primo incontro a Roma a inizio ottobre, ce n’è stato un secondo come da lui auspicato a fine mese. «Ma non stiamo entrando nel vivo, manca ancora una legge interlocut­oria». E questo è un problema perché il tempo a disposizio­ne non è molto. Proprio ieri il Movimento 5 Stelle sul suo blog ha confermato che il

” L’assessore Il governo deve decidere se fornire un sussidio o uno strumento che prevede politiche attive per il lavoro: in 3 mesi una struttura così non si inventa

c’è tutta la parte che riguarda la formazione. Paradossal­mente l’Emilia-Romagna, ossia la Regione che su più fronti ha in corso un braccio di ferro con la maggioranz­a giallo-verde, è quella che secondo Bianchi «può dare più una mano» al governo. «Abbiamo creato l’agenzia per il lavoro, abbiamo rafforzato la parte amministra­tiva, assunto nuovi dipendenti nei centri per l’impiego, abbiamo la legge regionale 14 che mette assieme i servizi per il lavoro, per il sociale e sanitari», necessari per l’applicazio­ne del reddito di solidariet­à, lo strumento anti povertà che è stato applicato in questi anni in Emilia-Romagna. Strutture e strumenti che nei prossimi mesi torneranno utili anche per quello di cittadinan­za.

«Ma noi abbiamo iniziato a lavorarci nel 2015». Ci sono voluti tre anni, non tre mesi. E molte altre Regioni «non hanno nulla di tutto questo». Gli interrogat­ivi dell’assessore sono diversi e fino ad adesso non hanno trovato risposta nel dialogo con i tecnici del Mise. «L’ente erogatore sarà l’Inps? E chi proporrà le tre ipotesi di lavoro? No, perché non sarà facile, facciamo fatica a proporle noi in Emilia-Romagna con un’economia in crescita e un tasso di disoccupaz­ione tra i più bassi d’Italia. Questa non può essere una lotteria: la prima proposta da avanzare deve essere disegnata sul profilo lavorativo dell’interessat­o, profilo che può essere vago o dettagliat­o. Non si possono fare proposte a vanvera, perché ci sono tanti fattori da considerar­e, come la distanza casa-lavoro, l’età o le condizioni personali di disagio

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