La Cgil in cerca di unità E Landini resta il segretario «ideale»
Dalle parti della Fiom, ça va sans dire, non hanno dubbi: Maurizio Landini sarebbe il miglior segretario generale della Cgil. Non lo dicono, magari per scaramanzia, ma le pagine social di dirigenti e delegati del sindacato rosso delle tute blu bolognesi sono un megafono continuo dell’ex leader nazionale. Oltretutto è, e resta, al momento l’unico candidato ufficiale del primo sindacato italiano.
Nel giorno in cui Landini è sotto le Due Torri ci pensa il segretario generale della Fiom di Bologna Michele Bulgarelli a mettere da parte il brusio di fondo che sta accompagnando il percorso che porterà al voto dell’assemblea generale il 25 gennaio a Bari: «Il candidato c’è ed è Maurizio Landini, il resto è chiacchiericcio». Bulgarelli, che insieme alla presidente dell’Arci Rossella Vigneri alle 17.30 al circolo Guernelli modererà Landini alla presentazione del libro Mutualismo. Ritorno al futuro per la sinistra di Salvatore Cannavò, preferisce citare la relazione della segretaria nazionale uscente Susanna Camusso: la discussione ci deve essere e va salvaguardata, ma non delegata ad altri perché ne va dell’autonomia della Cgil.
A dispetto delle voci che darebbero Vincenzo Colla, emiliano come Landini, pronto a candidarsi, anche il numero uno della Camera del Lavoro di Bologna Maurizio Lunghi invita a considerare solo quanto è ufficiale. «Tutto può accadere, fa parte delle regole del gioco — analizza — ma Landini è l’unico candidato in campo ed è espressione della maggioranza della segreteria. A quanto mi risulta, Colla non ha nessuna intenzione di candidarsi». Piuttosto, come non ha timore di far notare Emiliano Sgargi, alla guida della Filcams, lo ha candidato qualcun altro, «che non vuole bene all’unità della Cgil». «Questo dibattito sul nome mi appassiona poco — rileva poi —. A me interessa la direzione che ci daremo nei prossimi 4 anni e il documento “Il lavoro è” votato a grande maggioranza è chiaro». Un 98% di consensi su cui tutti i segretari raggiunti puntano in nome dell’unità, da Roberto Guarinoni della Filctem («Non mi schiero, serve condivisione») a Giovanna Balzoni del Nidil («La linea è scritta nel documento»). Unica voce fuori dal coro, il segretario dello Spi Valentino Minarelli che non nasconde che, se corresse, il suo voto lo darebbe a Colla che ha già masticato ruoli confederali: «Temo che Landini sia troppo divisivo. La Cgil ha bisogno di un segretario che sia di tutti e non di assumere, suo malgrado, il ruolo politico di alternativa al centrodestra in un momento in cui la sinistra è assente». Si preferisce poi rigettare i pettegolezzi sulla «fiommizzazione» della Cgil o sulla poca indulgenza nei confronti del M5S. Vincenzo Grimaldi (Flai) ricorda che «il dopo Camusso va discusso solo nelle sedi previste dallo statuto» mentre Andrea Matteuzzi (Filt) si attiene «a quanto indicato dagli organismi nazionali» rilevando «ambiente e infrastrutture come priorità da rilanciare». Porta una visione di genere, invece, Sabina Porcelluzzi (Fisac): «Sarà che sono donna — scherza — ma sono abituata alla cooperazione. Questo si deve fare: lavorare in squadra e non perdersi dietro all’uomo solo al comando, la Cgil è una buona segreteria, non una monarchia». Da Bologna, insomma, il messaggio è forte: basta tensioni. Le priorità sono altre: Piano del Lavoro, «Carta dei diritti universale del lavoro», reddito di inclusione (non di cittadinanza), nuova legge sulle pensioni, fisco, sanità e unità sindacale con Cisl e Uil.