Il primo anno del parco Fico Il gigante allo sprint d’autunno
L’avvio lento, le critiche, il riscatto a suon di cifre Un anno sull’ottovolante
La «Disneyworld» del cibo sta per compiere il suo primo anno. Lo sprint degli ultimi mesi, anche grazie alla pubblicità in tv, sta per portare la creatura di Farinetti e delle coop al traguardo dei 3 milioni di visitatori. Ecco come sono andati questi mesi e quali sono gli obiettivi. La nota dolente sono i 4 Ficobus: Tper e Regione stanno ripensando al loro impiego.
Chi lo ama alla follia e chi lo boccia senza appello. Chi ci torna spesso con la famiglia e chi ci è stato una volta ma non è più tornato. Fico, il primo anno è alle porte. E una cosa è certa: il parco in questi mesi ha fatto molto parlare di sé. Con un risultato: ora lo conoscono in tanti.
Il 15 novembre la «Disneyworld» del cibo pensata da Andrea Segrè e Alessandro Bonfiglioli (rispettivamente presidente e direttore del Caab) e poi «sposata» dal patron di Eataly Oscar Farinetti spegne la prima candelina. I dati (ultimissimi) saranno resi noti solo alla vigilia del compleanno, ma ormai il parco — gestito da una società controllata dal gruppo internazionale di Farinetti assieme a Coop Alleanza 3.0 e al sistema cooperativo emiliano — sta arrivando alla soglia dei 3 milioni di visitatori: se l’era prefissata la governance e il recente ponte festivo potrebbe aver fatto salire gli accessi di non poco. L’impressione, anche tra gli addetti ai lavori, è che negli ultimi mesi sia arrivata una spinta forte dalla pubblicità sui media nazionali: la tv ha portato al parco molti visitatori da fuori città.
A fine settembre in una commissione consigliare Fico aveva fornito gli ultimi numeri disponibili: 2,4 milioni di visitatori e un fatturato di 50 milioni. Il 50%, aveva spiegato l’ad Tiziana Primori, viene fatto nel fine settimana. Il 30% dei visitatori viene da Bologna, il 20% dall’estero: un dato, questo, in crescita del 6-7% rispetto all’inizio. Poi ci sono le scolaresche, sempre di più, i congressi e i convegni, altro business in crescita. Lo scontrino medio è attorno ai 18 euro, più basso rispetto alle previsioni, ma su una base più ampia di persone. Per la gestione i conti tutto sommato tornano, ma pare ormai assodato che i bolognesi non scelgano Fico per fare la spesa, come si era ipotizzato all’inizio. Un dettaglio, a sentire il presidente della Fondazione Fico Andrea Segrè, che non ha sconvolto il business plan.
Pare in ogni caso che negli ultimi mesi lo «scossone» arrivato dalla pubblicità in tv abbia sortito i suoi effetti, soprattutto dopo il calo di maggiogiugno. «Evidentemente non siamo competitivi con il mare, anche se ci aspettavamo il boom di visite alla filiera in primavera», ammette Segrè. Così non è stato e c’è chi sostiene che la parte esterna non sia all’altezza delle aspettative. Bisognerà vedere come Fico aggiusterà il tiro su questo aspetto. Ma dall’estate in poi (agosto compreso, a sorpresa di tutti) i visitatori italiani hanno bussato più numerosi. «La pubblicità nazionale — dicono fonti sindacali — sta portando più visitatori, ma rappresenta un capitolo di spesa importante non previsto inizialmente».
Dei cambiamenti in corso d’opera ce ne sono continuamente. L’ultimo: ridurre l’apertura serale alle 23. Chiudeva a mezzanotte tutti i giorni, ora solo il sabato. E così i lavoratori riescono a salire sull’ultimo Ficobus. E proprio sul fronte lavoratori le sigle sindacali si dicono soddisfatte dei progressi fatti nei rapporti con l’azienda. «Con il management — conferma Carmelo Massari della Uil — si stanno perfezionando le relazioni inizialmente più controverse. Chiediamo che prosegua la stabilizzazione dei lavoratori, al 40% precari». In tutto sono 906 gli addetti che lavorano nel parco, distribuiti su 100 attività. Eataly World ha 91 dipendenti: 52 a tempo indeterminato, 25 a termine. Gli interinali sono scesi da 90 a 8. «Piano piano — dice Giacomo Stagni della Cgil — si va verso la stabilizzazione. Adesso vanno sostenute le potenzialità del parco con investimenti significativi. È un’attività che prima non c’era che ora ha bisogno di ulteriori spinte». In fondo come succede a tutte le «creature» di un anno.