La specializzanda: «Io, a lezione di integrazione in Mozambico»
Tiziana Serena a 31 anni da Bologna è partita con il Cuamm per il Mozambico, dove ha svolto sei mesi di specializzazione, nell’ospedale cittadino di Beira come pediatra. Liceo classico al Galvani, Medicina all’Alma Mater, poi la specializzazione a Padova.
Come è nato il desiderio di viere quest’esperienza?
«Dai racconti di chi l’aveva già vissuta, dalla curiosità e dal desiderio di poter applicare i miei studi, in un paese a risorse limitate».
Oltre a spazzolino e vestiti, cosa hai portato in valigia?
«L’entusiasmo di conoscere un mondo diverso dal nostro e un po’ di paura per qualcosa di nuovo a cui dovevo approcciare, ma ha vinto la voglia di fare».
Com’è andata?
«L’Africa ti mette di fronte a tante difficoltà: non c’è nulla di facile e scontato e i tempi sono diversissimi dai nostri. Inoltre le risorse sono poche e la mole di lavoro è molto elevata, perché i pazienti sono tanti».
Come lavorava?
«Lavoravo in un ospedale governativo, svolgevo attività in reparto con un medico strutturato del Cuamm e specializzandi locali, in un bellissimo esempio di integrazione».
Professionalmente come l’ha arricchita quest’esperienza?
«Ho lavorato su patologie da noi scomparse che potrebbero tornare, anche per via dei flussi migratori».
” Abbiamo colllaborato tutti assieme, il Cuamm lavora a progetti che restano sul territorio per sempre
A livello umano?
«Ho imparato approccio alla vita diverso: nonostante le estreme difficoltà in cui vivono, non gli manca mai il sorriso. Questo mette in crisi il nostro sistema di valori. Diamo peso a banalità, quando dovremmo essere grati di vivere in un paese senza guerra, in case con acqua ed elettricità, dovremmo ringraziare di avere la possibilità di curarci e di avere i vaccini da far fare ai nostri figli. Siamo davvero molto fortunati...».
Cosa ha amato dell’Africa? «La voglia di ripartire, di non abbattersi nemmeno di fronte alle tragedie e di darsi una mano: io, quella, l’ho sempre ricevuta».
Cosa ha apprezzato in particolare del Cuamm?
«L’approccio: voler costruire qualcosa in maniera continuativa, non lavorare sull’emergenza ma realizzare percorsi e progetti che restino sul territorio per sempre».