BOLOGNA JAZZ BOSSA NOVA DAGLI USA
Il collettivo Questa sera sul palco dell’Unipol Auditorium il gruppo di San Francisco che riunisce otto tra i migliori musicisti contemporanei. L’ensemble ogni anno cambia il proprio repertorio e oggi la scelta è caduta su Antonio Carlos Jobi, fonte di is
Èun’autentica all-star di fuoriclasse, composta da otto dei migliori musicisti attivi nella scena contemporanea. Ai quali ogni anno viene commissionato un progetto di nuove partiture e riarrangiamenti di una grande figura del passato, anche se negli anni sono state omaggiate pure icone contemporanee come Wayne Shorter ed Herbie Hancock.
Il collettivo San Francisco Jazz questa sera alle 21,15 sarà in concerto per il Bologna Jazz Festival all’Unipol Auditorium di via Stalingrado 37 nella sua formazione attuale. Composta da Miguel Zenon e David Sanchez (sassofoni), Robin Eubanks (trombone), Warren Wolf (vibrafono), Edward Simon (piano), Obed Calvaire (batteria), a cui si sono aggiunti i due nuovi innesti rappresentati da Etienne Charles (tromba) e Matt Brewer (contrabbasso).
Nel corso dei suoi quasi quindici anni di attività del gruppo hanno fatto parte musicisti del calibro di Joshua Redman, Joe Lovano, Mark Turner, Nicholas Payton, Dave Douglas, Avishai Cohen, Bobby Hutcherson, Stefon Harris, Renee Rosnes, Brian Blade, Eric Harland e Jeff Ballard.
Per poter meglio affinare l’intesa fra tutti i componenti, la formazione si ritrova ogni autunno in California, a San Francisco, per una residenza fissa di svariate settimane. In questo periodo di prove condivise, l’ottetto mette a punto il nuovo repertorio regalando una serie di programmi educativi per grandi e piccoli.
A seguire il Sf Jazz Collective parte in tour alla volta dei principali club e sale da concerto sparse in Europa e Asia. In passato, l’ottetto ha omaggiato giganti del calibro di John Coltrane, Chick Corea, Joe Henderson e figure che si ritrovano apparentemente al di fuori del jazz ortodosso come Stevie Wonder e Michael Jackson.
La scelta per questa stagione è ricaduta su Antonio Carlos Jobim, uno dei padri putativi della bossa nova e fonte di ispirazione per tanti musicisti di estrazione jazzistica. Un passo al di là della matrice afroamericana prevalente nei programmi dell’ensemble, verso quella musica popolare brasiliana che ha comunque influenzato anche il jazz statunitense.
«Faccio parte del collettivo dagli inizi - dice il quarantunenne sassofonista portoricano Miguel Zenon - e ci sono un paio di caratteristiche che lo rendono davvero unico. Non c’è un leader riconosciuto fra di noi, ognuno ha la medesima capacità di decidere. Lo facciamo ai voti, in modo che ogni azione successiva abbia una sua precisa radice. Poi c’è la possibilità di scrivere nuovo materiale e di realizzare delle prove molto più lunghe e circostanziate al riguardo. Questa circostanza lascia la porta aperta a un sacco di altre possibilità che sarebbe molto difficile riuscire a ritrovare al di fuori».