Ryanair, 25 milioni di arrivi in 10 anni
I numeri di un boom senza precedenti. Lepore: merito anche delle nostre politiche
Un decennio e 25 milioni di passeggeri. Ryanair e l’aeroporto Marconi spengono insieme dieci candeline su un sodalizio che ha cambiato i destini dello scalo bolognese e avviato un processo che ha rilanciato il turismo in città. Una crescita inarrestabile, accompagnata anche dall’Alta velocità e dalle politiche dell’amministrazione comunale, che ha portato gli arrivi dagli 833 mila del 2008 agli 1,4 milioni dello scorso anno. Adesso il problema è però arginare gli effetti negativi di un’indigestione di visitatori. «Non vogliamo diventare come Venezia o Firenze», dice l’assessore Lepore, che chiederà al ministro del Turismo una proposta di legge per regolamentare le piattaforme digitali dell’ospitalità.
In principio fu Ryanair, poi arrivarono l’Alta velocità, il boom dell’aeroporto Marconi e la nuova strategia pro turismo dell’amministrazione comunale. A dieci anni dal suo arrivo Ryanair, oggi prima compagnia aerea in Italia, festeggia i 25 milioni di passeggeri che hanno transitato dai gate del Marconi. Bologna, invece, fa i conti con un decennio che ha cambiato per sempre il turismo e anche il volto della città. In dieci anni i turisti sono cresciuti di circa il 70%, le presenze (cioè i pernottamenti) hanno registrato qualche punto percentuale in più. E la città si prepara il 2018 superando i 3 milioni di presenze, mentre fa i conti con una mutazione che, dopo aver messo in difficoltà il mercato degli affitti residenziali, sta intaccando anche il tessuto commerciale e artigianale del centro storico.
Era il 27 ottobre 2008 quando la compagnia irlandese portò al Marconi le sue prime 6 tratte: oggi, con 7 nuove rotte invernali, le destinazioni sono diventate 41 e Ryanair conta di trasportare 3,9 milioni di passeggeri all’anno dall’aeroporto di Bologna. «Dieci anni da record, il Marconi è un partner strategico con cui continueremo a crescere insieme», ha detto ieri il manager di Ryanair John F. Alborante, festeggiando in aeroporto con tanto di torta e biglietti omaggio per una coppia in arrivo da Londra. Per l’ad dello scalo, Nazareno Ventola, l’avvento di Ryanair «ha costituito una svolta epocale per la nostra società: con quasi 4 milioni di passeggeri sul nostro totale di 8,5 milioni è un elemento importante per la nostra crescita e per quella del territorio, che ha potuto beneficiare di nuova linfa per il turismo incoming».
I dati sul turismo della Città metropolitana lasciano poco spazio ai dubbi e parlano di un decennio che non ha conosciuto battute di arresto. Nel 2008 gli arrivi in città erano 833 mila, le presenze 1,7 milioni. Da gennaio al settembre di quest’anno, invece, sono già rispettivamente 1,1 e 2,4 milioni. «Contiamo di chiudere il 2018 superando i 3 milioni di presenze», scommette l’assessore al Turismo Matteo Lepore. Un obiettivo neanche troppo ambizioso, visto che il 2017 si era chiuso già con 2.986.733 presenze. Ma Ryanair, ci tiene a sottolineare l’assessore al Turismo, è il motore di un «effetto domino» che ha anche altri protagonisti. Praticamente negli stessi giorni in cui la low-cost arrivava iniziavano i primi collegamenti dell’Alta velocità con Milano. Un anno dopo sarebbe arrivata Firenze. «Due micce (il low cost e l’Alta velocità, ndr) che hanno fatto scoccare una dinamica nuova», dice Lepore, sottolineando che dal 2008 il quadro è cambiato. «Non c’è più solo il low-cost, abbiamo sempre più voli intercontinentali e compagnie di bandiera, negli ultimi 4 anni il vero boom è stato quello dei turisti americani e da giugno arriverà il diretto con American Airlines», ricorda l'assessore, che rivendica come le strategie promozionali portate avanti da Bologna Welcome soprattutto sul web siano uno degli elementi del successo turistico: «Insieme al fatto che qui si possono fare ancora esperienze autentiche, perché il nostro centro storico è ancora vero».
Il problema, adesso, sarà mantenerlo tale. I fronti su cui si gioca questa sfida sono innanzitutto due, sottolinea l’ad di Nomisma Luca Dondi. Da un lato gli effetti sul tessuto residenziale della città di piattaforme di ospitalità come Airbnb, che stanno «svuotando» di residenti le zone di pregio della città (si stima che siano circa 4.000 gli appartamenti ormai convertiti ai soli affitti brevi). Dall’altro l’impoverimento del tessuto commerciale tradizionale, con un appiattimento sulle necessità turistiche: basti pensare che l’anno scorso sono state 95 le nuove attività che hanno aperto nel comparto ricettivo e della ristorazione, magari dove una volta c’erano negozi di vicinato con una storia alle spalle.
«Dobbiamo evitare che l’overtourism ci trasformi come ha fatto con Firenze e Venezia», ammette Lepore, pronto a farsi capofila della richiesta al governo di una proposta di legge per regolamentare le piattaforme digitali dell’ospitalità: «Scriverò al ministro Centinaio, dobbiamo risolvere il problema». Ma molto, sostiene Nomisma, può essere fatto anche da qui: «Sono poco persuaso che certi fenomeni vadano contrastati con delle imposizioni, servono meccanismi che incentivino utilizzi diversi degli immobili — dice Dondi — come una parziale defiscalizzazione, incentivi o altre modalità che riescano a salvaguardare quella pluralità che altrimenti rischia di essere cancellata».
” La proposta al governo Scriverò a Centinaio perché Bologna vuole essere capofila nella regolamentazione delle piattaforme digitali dell’ospitalità