«IIA non chiuderà con me Siamo pronti a ripartire»
Ex Breda, Del Rosso: vogliamo una soluzione che sia definitiva
Prima non vuole rilasciare dichiarazioni, poi è un fiume in piena.
Nel giorno in cui il ministero dello Sviluppo economico ha riconvocato le parti per fare il punto sulla necessaria ricapitalizzazione di Industia Italiana Autobus; e alla vigilia dell’assemblea straordinaria dei soci di domani che dovrebbe perfezionare l’operazione di rilancio, così come da impegni presi lo scorso 8 ottobre da Invitalia (l’Agenzia del ministero dell’Economia per l’attrazione degli investimenti), Busitalia (società partecipata al 100% da Ferrovie dello Stato che però non è convocata all’incontro) e Leonardo (ex Finmeccanica), l’amministratore delegato Stefano Del Rosso si sfoga. E, pur non escludendo in futuro una sua uscita di scena, per il momento lo dice forte e chiaro: «Con tutti i limiti che abbiamo avuto, questa azienda ce la siamo inventati noi. Non ci penso nemmeno a farla chiudere».
Del Rosso, oggi un incontro al Mise, domani l’assemblea straordinaria. Cosa succederà?
«Sono giorni importanti. Posso solo dire che noi vecchi proprietari, chiamiamoci così, cercheremo di arrivare ad una soluzione che sia finalmente definitiva. Sono cinque mesi che non riusciamo a lavorare, e questo è il dramma vero».
Negli stabilimenti di Bologna e Flumeri sono arrivati i referenti di Busitalia e Invitalia e anche i revisori dei conti... Lo conferma?
«Ci sono state una serie di due diligence, attività di investigazione con cui sono stati approfonditi i dati e le informazioni con le realtà che hanno manifestato l’interesse a entrare nella società per valutare la fattibilità dell’operazione».
Intanto gli stipendi di ottobre sembrano assicurati e le fideussioni sbloccate. Sono arrivati anche gli autobus per il Comune di Roma e Napoli...
«Gli autobus di Roma e Napoli fanno parte di una vecchia partita, noi in passato abbiamo venduto parecchio e vinto diverse gare. Grazie a Dio, almeno quello lo abbiamo fatto».
Si va verso la creazione di un polo pubblico, sarà possibile dire stop alla produzione di mezzi in Turchia?
«Dipenderà dai nuovi soci e dai contenuti del piano industriale. Dal 9 in poi la speranza è che tutto questo final- mente sia finito e che l’impresa torni ad un’attività normale, giornaliera, per il bene di tutti. In primis i lavoratori».
Si può essere ottimisti?
«Come abbiamo sempre fatto, anche se non dipende più da noi, stiamo lavorando tutti alacremente per far sì che questa azienda che, fino a prova contraria, abbiamo fatto rinascere noi abbia una continuità definitiva».
Pensa di aver sbagliato qualcosa in questi anni?
«Ce l’abbiamo messa tutta. La Bredamenarinibus di Bologna e la Irisbus di Avellino erano due aziende finite, decotte. Siamo riusciti a garantire un lavoro a 450 persone. Abbiamo re-insegnato ai dipendenti a lavorare. Siamo riusciti a vincere sui mercati dove non eravamo più presenti, a fare prodotti nuovi, a migliorare i vecchi e a riaprire anche se a singhiozzo le due fabbriche. Oggi Industria Italiana Autobus è una realtà consolidata, ha il 40% del mercato dell’urbano in Italia. Vi pare che proprio ora, dopo la fatica e soldi investiti, vogliamo permettere che questa azienda si fermi?».
Oggi il Mise ha convocato le parti, domani è fissata l’assemblea dei soci