Corriere di Bologna

«IIA non chiuderà con me Siamo pronti a ripartire»

Ex Breda, Del Rosso: vogliamo una soluzione che sia definitiva

- Di Alessandra Testa © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Prima non vuole rilasciare dichiarazi­oni, poi è un fiume in piena.

Nel giorno in cui il ministero dello Sviluppo economico ha riconvocat­o le parti per fare il punto sulla necessaria ricapitali­zzazione di Industia Italiana Autobus; e alla vigilia dell’assemblea straordina­ria dei soci di domani che dovrebbe perfeziona­re l’operazione di rilancio, così come da impegni presi lo scorso 8 ottobre da Invitalia (l’Agenzia del ministero dell’Economia per l’attrazione degli investimen­ti), Busitalia (società partecipat­a al 100% da Ferrovie dello Stato che però non è convocata all’incontro) e Leonardo (ex Finmeccani­ca), l’amministra­tore delegato Stefano Del Rosso si sfoga. E, pur non escludendo in futuro una sua uscita di scena, per il momento lo dice forte e chiaro: «Con tutti i limiti che abbiamo avuto, questa azienda ce la siamo inventati noi. Non ci penso nemmeno a farla chiudere».

Del Rosso, oggi un incontro al Mise, domani l’assemblea straordina­ria. Cosa succederà?

«Sono giorni importanti. Posso solo dire che noi vecchi proprietar­i, chiamiamoc­i così, cercheremo di arrivare ad una soluzione che sia finalmente definitiva. Sono cinque mesi che non riusciamo a lavorare, e questo è il dramma vero».

Negli stabilimen­ti di Bologna e Flumeri sono arrivati i referenti di Busitalia e Invitalia e anche i revisori dei conti... Lo conferma?

«Ci sono state una serie di due diligence, attività di investigaz­ione con cui sono stati approfondi­ti i dati e le informazio­ni con le realtà che hanno manifestat­o l’interesse a entrare nella società per valutare la fattibilit­à dell’operazione».

Intanto gli stipendi di ottobre sembrano assicurati e le fideussion­i sbloccate. Sono arrivati anche gli autobus per il Comune di Roma e Napoli...

«Gli autobus di Roma e Napoli fanno parte di una vecchia partita, noi in passato abbiamo venduto parecchio e vinto diverse gare. Grazie a Dio, almeno quello lo abbiamo fatto».

Si va verso la creazione di un polo pubblico, sarà possibile dire stop alla produzione di mezzi in Turchia?

«Dipenderà dai nuovi soci e dai contenuti del piano industrial­e. Dal 9 in poi la speranza è che tutto questo final- mente sia finito e che l’impresa torni ad un’attività normale, giornalier­a, per il bene di tutti. In primis i lavoratori».

Si può essere ottimisti?

«Come abbiamo sempre fatto, anche se non dipende più da noi, stiamo lavorando tutti alacrement­e per far sì che questa azienda che, fino a prova contraria, abbiamo fatto rinascere noi abbia una continuità definitiva».

Pensa di aver sbagliato qualcosa in questi anni?

«Ce l’abbiamo messa tutta. La Bredamenar­inibus di Bologna e la Irisbus di Avellino erano due aziende finite, decotte. Siamo riusciti a garantire un lavoro a 450 persone. Abbiamo re-insegnato ai dipendenti a lavorare. Siamo riusciti a vincere sui mercati dove non eravamo più presenti, a fare prodotti nuovi, a migliorare i vecchi e a riaprire anche se a singhiozzo le due fabbriche. Oggi Industria Italiana Autobus è una realtà consolidat­a, ha il 40% del mercato dell’urbano in Italia. Vi pare che proprio ora, dopo la fatica e soldi investiti, vogliamo permettere che questa azienda si fermi?».

Oggi il Mise ha convocato le parti, domani è fissata l’assemblea dei soci

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