Accoglienza, fuori sei su dieci
Dopo il sindaco Merola, tutti i primi cittadini del Pd (e Pizzarotti) lanciano l’allarme su chi non avrà più i requisiti Effetto decreto Salvini: le proiezioni delle nuove regole sul sistema Sprar del Comune
Con l’entrata in vigore del decreto sicurezza fortemente voluto dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, nell’area metropolitana di Bologna resteranno fuori dai centri Sprar sei migranti su dieci. Un duro colpo all’accoglienza bolognese che ha fatto degli Sprar il suo punto di forza.
Parlando con i numeri, gli operatori del settore stimano che su 844 stranieri accolti, 514 perderebbero il posto. Fra questi coloro che hanno chiesto protezione internazionale e sono in attesa di risposta e coloro che hanno la protezione umanitaria.
Quando entrerà a regime, il decreto sicurezza stravolgerà anche il sistema Sprar dell’area metropolitana di Bologna così come l’abbiamo conosciuto finora. Rispetto alla composizione attuale, ci sarà un drastico ridimensionamento. Gli effetti della stretta voluta al ministro Matteo Salvini faranno sì che a breve potranno beneficiare di questo servizio solo quattro persone su dieci, e chi resta fuori andrà ad ingrossare i Cas.
La differenza tra i due sistemi di accoglienza è rilevante. Gli Sprar sono centri aperti dai Comuni che offrono un percorso di integrazione che include anche misure di accompagnamento, assistenza e orientamento. I Cas sono invece centri di accoglienza straordinaria, aperti in autonomia dalle prefetture a seconda delle esigenze del momento (i famosi «alberghi» insomma). Il decreto sicurezza approvato al Senato e che ora dovrà passare al vaglio della Camera esclude dagli Sprar i richiedenti asilo e i titolari del permesso di soggiorno per motivi umanitari (status abrogato da questo provvedimento). Ma non da subito, perché chi è entrato a fare parte degli Sprar prima del 5 ottobre (cioè prima dell’entrata in vigore del decreto) potrà restarci fino alla conclusione del suo singolo progetto di accoglienza (da uno a due anni al massimo). Dopodiché l’effetto tagliola si vedrà eccome, un ridimensionamento radicale e graduale, perché di fronte a molte uscite non corrisponderanno altrettante entrate.
Analizzando quindi la composizione attuale degli Sprar dell’area metropolitana di Bologna è possibile prevedere cosa accadrà nei prossimi mesi. Secondo l’ultimo dato disponibile aggiornato al 30 settembre i beneficiari sono 844 (636 maschi e 208 femmine, per lo più giovani tra 18 e i 25 anni). Tra questi 394 (quasi la metà) sono richiedenti protezione internazionale che in futuro resteranno fuori perché il decreto stabilisce che l’accesso sarà riservato solo a chi ottiene questa protezione e non più a chi attende una risposta. Poi ci sono 241 persone titolari di protezione umanitaria e anche loro dovranno dire addio agli Sprar, semplicemente perché questo status è stato abrogato dal decreto. Ma non tutti, dipende caso per caso, perché sono previste alcune eccezioni per le vittime di violenza, di grave sfruttamento, di violenza domestica, per chi si trova in condizioni di salute di eccezionale gravità e poche altre situazioni particolari. Diciamo che nel bolognese potrebbe riguardare la metà dei titolari di protezione umanitaria, circa 120 persone. Mancano ancora all’appello i 96 che hanno ottenuto un diniego alla richiesta presentata e che fino alla fine del loro ricorso (e per altri sei mesi) potranno ancora beneficiare del servizio, così come le due figure «salvate» dal decreto, cioè chi detiene lo status di rifugiato (84 persone) e chi ha ottenuto la protezione sussidiaria (29 persone). A conti fatti, dunque, su 844 beneficiari ne resterebbero fuori 514, ovvero il 60% circa.
Ma la rivoluzione impressa da Salvini oltre a essere quantitativa sarà pure qualitativa, perché caleranno anche le risorse, dagli attuali 35 euro giornalieri a persona si arriverà a una cifra oscillante tra i 19,33 e i 26 euro. A quel a punto, oltre a vitto e alloggio,
Con il taglio del contributo è probabile che salteranno i corsi di italiano e formazione
sarà difficile poter sostenere altre spese, a partire dai corsi di lingua italiana. E così, svuotato degli obiettivi fondanti, ciò che rimarrà degli Sprar andrà a somigliare sempre più ai Cas, da sempre poco apprezzati dai sindaci dell’area metropolitana di Bologna, a partire da Virginio Merola che infatti ha invitato alla mobilitazione tutte i suoi colleghi.