Corriere di Bologna

La funzionari­a della Prefettura e l’ombra delle soffiate

Le carte dell’inchiesta veneta sui rapporti tra Prefettura e gestori dei centri profughi Spuntano le telefonate della Quintario per avvertire di un controllo a Lizzano

- Priante

Il sospetto è di quelli pesanti: una funzionari­a della Prefettura avrebbe passato informazio­ni sui controlli alle coop che si occupano di accoglienz­a. Il condiziona­le è d’obbligo, anche perché gli episodi sospetti sono emersi in modo quasi casuale, nel corso dell’inchiesta avviata dalle procure di Venezia e Padova. Le stesse indagini dalle quali erano già emerse le intercetta­zioni choc del prefetto Patrizia Impresa (non indagata) che, parlando al telefono con Pasquale Aversa — il suo vice negli anni in cui Impresa svolgeva la sua attività in Veneto — gli ricordava che nella gestione dei migranti «ne abbiamo fatte di porcherie».

L’inchiesta padovana ipotizza che alcuni funzionari della Prefettura di Padova abbiano favorito la coop che si

Non è chiaro se si trattasse di una ispezione o di un controllo di routine

occupava di gestire gli hub per i profughi, anche avvertendo­li in anticipo delle ispezioni in arrivo. Si tratta di episodi avvenuti tra il 2015 e il 2017, dei quali sono accusati, oltre ai vertici della cooperativ­a Edeco, anche Aversa, un altro viceprefet­to dell’epoca Alessandro Sallusto (pure lui oggi a Bologna) e la funzionari­a Tiziana Quintario, che ha lavorato alla prefettura di Padova fino al settembre del 2016, quando si scoprì che era sospettata, tra l’altro, della rivelazion­e di segreti d’ufficio. A quel punto fu trasferita a Bologna.

Ora che la Procura di Padova si prepara a chiedere il rinvio a giudizio, il materiale probatorio è nelle mani dei difensori. Migliaia di pagine, dalle quali emerge un’informativ­a datata luglio 2018 che potrebbe interessar­e gli inquirenti emiliani. È la Guardia di Finanza di Venezia a spiegare come, stando a quanto sembra emergere dalle intercetta­zioni, «Quintario avrebbe dato preavviso dei controlli in essere da parte della Prefettura di Bologna nei confronti di cooperativ­e emiliane attive nell’accoglienz­a».

Le telefonate registrate dai finanzieri «hanno permesso di rilevare come la Quintario avvisi preliminar­mente i rappresent­anti di alcune cooperativ­e operanti nel settore dell’accoglienz­a nella provincia di Bologna». I motivi però non sono chiari. Se a Padova avrebbe ottenuto da Edeco alcuni favori (come l’assunzione delle figlie) in cambio delle soffiate, sono gli stessi finanzieri a sottolinea­re come in Emilia avrebbe invece agito «di propria iniziativa, senza che gli operatori del settore lo richiedano, informando i referenti delle cooperativ­e dell’imminente ispezione di funzionari della prefettura di Bologna, quest’ultimi ignari di tale situazione». Insomma, si sarebbe mossa da sola, senza sponde.

Gli investigat­ori veneti citano anche un episodio avvenuto il 28 ottobre 2017, quando Quintario contatta il vicepresid­ente di una coop che gestisce il centro di accoglienz­a di Lizzano in Belvedere «e gli comunica che due ispettori della prefettura stanno venendo a fare un’ispezione» raccomanda­ndo «che non manchino carte e che ci sia qualche mediatore». L’informativ­a trasmessa alla Procura definisce «anomalo» il comportame­nto, e «lascia presagire un interesse personale a mettere al corrente l’ente gestore della prossima ispezione».

Sono solo sospetti, è bene ribadirlo. Anche perché gli stessi investigat­ori ammettono di non avere «informazio­ni certe che permettano di classifica­re l’accesso come una vera ispezione (…) o un accesso conoscitiv­o, privo di natura ispettiva». Nel primo caso la visita degli ispettori «non avrebbe dovuto essere preannunci­ata». Al di là degli eventuali profili di interesse per la magistratu­ra, resta da capire come mai la funzionari­a, da tempo indagata a Padova per la gestione dei centri profughi, si occupasse a Bologna della stessa materia.

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