Corriere di Bologna

De Chirico e Ferrara Lite Sgarbi-Comune

- di Camilla Bertoni

Quarant’anni fa moriva il pittore della Metafisica. Sgarbi: «Ha reso immortale Ferrara, ma ora la città lo dimentica». Ed è polemica. Il Comune: «Ci elogia solo se lo ospitiamo»

Il critico d’arte L’anniversar­io non ha importanza. Non me ne ero nemmeno accorto. I grandi artisti vivono di opere senza tempo

Quarant’anni fa, il 20 novembre 1978, scompariva a Roma Giorgio de Chirico. Nel 1915 si era arruolato volontario insieme al fratello Alberto Savinio e fu inviato a compiere il servizio militare a Ferrara. Fu qui che rimase per qualche anno e fu con questa città che instaurò un rapporto privilegia­to, in cui prese corpo l’ispirazion­e, che già covava in lui, per la nascita della pittura Metafisica. Non alla sua città d’origine dunque — era nato in Grecia, a Volos, nel 1888 da genitori italiani — e nemmeno alle altre dove visse, Milano, Firenze, Parigi, New York, Roma, ma nella percezione comune la città a cui l’immagine di de Chirico resta più legata è quella dove restò solo per un breve periodo della sua vita. Perché grazie alle sensazioni che visse a Ferrara, che lui descrisse come la città «più profonda, la più strana e solitaria della terra», con le sue architettu­re antiche intatte e il suo piatto paesaggio padano, e grazie anche all’amicizia con artisti come Carlo Carrà e Filippo de Pisis, de Chirico creò dipinti destinati a rinnovare profondame­nte il pensiero sull’arte.

Dipinti dove quelle architettu­re erano protagonis­te di visioni dalle prospettiv­e irrazional­i, sospese nel tempo e nello spazio. «I grandi artisti vivono di opere che non hanno tempo — è l’omaggio del ferrarese Vittorio Sgarbi, storico dell’arte — non ha nessuna importanza se sono morti ventisette o settant’anni fa. Pensi che proprio nel 2018 ho curato a Osimo, nelle Marche, una mostra su de Chirico, ma non mi ero assolutame­nte accorto che ci fosse questo anniversar­io». Una mostra dove il critico ha scelto di valorizzar­e un periodo meno noto della sua produzione. «La mostra ruotava intorno a una seconda fase, dove de Chirico crea una nuova metafisica piena di colpi di scena, non quella dei dipinti che lo hanno reso famoso, legata al sole e alla luna, frutto di una fantasia rigenerata che mostra anche delle consonanze con il pop italiano». Ma se si torna sul rapporto tra de Chirico e Ferrara, il giudizio di Sgarbi sulla città diventa sferzante: «Ferrara a quelle date, prima dell’arrivo di de Chirico, è una città morta, pietrifica­ta, che da quando diventa periferica allo Stato Pontificio si perde costanteme­nte nella nebbia della pianura padana. Quando de Chirico si incontrò all’Ospedale militare di Ferrara con Carrà, e poi con Morandi e De Pisis, iniziarono a “sentire” la città. Quello che accadde con loro è che portarono Ferrara più di Torino a essere sulla scena della contempora­neità, la facciata del Castello Estense e le architettu­re divennero soggetto, vere protagonis­te dell’arte. Un momento durato poco, perché dopo la fine della guerra de Chirico se ne andò. Ferrara è ripiombata nel suo letargo, e ancora dorme — incalza Sgarbi — come fosse una Pompei di notte. Non un solo quadro del periodo metafisico di de Chirico si trova nei musei ferraresi, e sarà bene che la città cerchi di avere capolavori che non ha». Un giudizio severo che all’assessore alla Cultura e vicesindac­o di Ferrara, Massimo Maisto, proprio non va giù. «Forse Sgarbi dimentica che proprio due anni fa a Palazzo dei Diamanti si tenne una mostra che, a detta di tutti gli esperti, fu davvero strepitosa — ricorda Maisto — con un successo di pubblico molto superiore alle aspettativ­e. Una mostra dove erano raccolti i più grandi capolavori della Metafisica che sono sparsi per i musei di tutto il mondo. E che proprio per questo non possono purtroppo essere a Ferrara, se non in occasione di una mostra. A meno che, il politico Sgarbi non trovi risorse a favore dei Musei Civici che raramente, come saprà, ricevono finanziame­nti per poter fare acquisti». Quanto a Ferrara «Bella Addormenta­ta», Maisto rimanda l’appellativ­o al mittente: «Vittorio Sgarbi parla positivame­nte di Ferrara solo quando ospita le sue iniziative, come la mostra della collezione Cavallini Sgarbi che si è chiusa il 20 settembre scorso. Quando non si occupa di lui, invece, è addormenta­ta».

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La facciata del Castello Estense dipinta da de Chirico. Sotto Vittorio Sgarbi
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