Batteri in sala, due morti accertate
Sotto accusa una macchina cuore-polmone: verifiche in corso su 134 cartelle cliniche
In Emilia-Romagna ci sono stati due decessi accertati causati dall’infezione da Micobatterio Chimera. Per due casi sospetti sono in corso le verifiche, mentre per un centinaio di cartelle, su 134 totali, l’indagine deve ancora partire. È l’esito, a ieri, dei controlli avviati dalla Regione in seguito alla richiesta da parte del ministero della Salute che vuole individuare tutte le persone infettate da questo batterio tra il 2010 e il 2018 che in Veneto ha causato la morte di sei persone.
In Emilia-Romagna ci sono stati due decessi accertati causati dall’infezione da Micobatterio Chimera. Per altri due casi sospetti sono in corso le verifiche, mentre per un centinaio di cartelle, su 134 totali, l’indagine deve ancora partire. È l’esito, a ieri, dei controlli avviati dalla Regione in seguito alla richiesta da parte del ministero della Salute che vuole individuare tutte le persone infettate da questo batterio tra il 2010 e il 2018 che in Veneto ha causato la morte di sei persone. Morti su cui sta indagando anche la Procura di Vicenza in seguito a un esposto presentato a seguito della morte, avvenuta il 2 novembre, di un medico anestesista dell’ospedale San Bortolo di Vicenza. Pare che a causare la sua morte, come quella degli altri cinque pazienti veneti, sia stato un macchinario usato in sala operatoria nella circolazione extracorporea. Tutti questi pazienti si erano infatti sottoposti a interventi di cardiochirurgia: quattro a Vicenza, uno a Padova e uno a Treviso.
«Abbiamo due casi di decesso causato dall’infezione di quel batterio, avvenuti al Salus Hospital di Reggio Emilia, casi che abbiamo segnalato al ministero della Salute quest’estate — spiega l’assessore regionale alla Sanità Sergio Venturi —, su altri due casi sospetti sono in corso le verifiche. Si tratta di eventi molto rari che fanno pensare che tutto sia legato a un lotto particolare di macchinari prodotti dalla stessa azienda. Comunque stiamo facendo tutto ciò che è necessario per essere sicuri che non ci siano più infezioni».
In Emilia-Romagna ci sono 29 macchine cuore-polmone che consentono la circolazione extracorporea durante particolari interventi di cardiochirurgia. Quelle su cui si sono accesi i riflettori, fanno sapere da Viale Aldo Moro, sono prodotte dalla Stockert di Friburgo (ma sarebbe coinvolta almeno nella loro commercializzazione e distribuzione la ditta LivaNova del gruppo Sorin di Mirandola) e sarebbero 19, cinque delle quali sono state dismesse nel tempo perché vecchie. Le 10 restanti sono di altre aziende.
«Abbiamo chiesto la sostituzione di tutte quelle potenzialmente a rischio o un loro adeguamento per evitare che si crei una sorta di aerosol in sala operatoria che può essere l’ambiente di diffusione del batterio», spiega Licia Petropulacos, direttrice generale Cura della persona, salute e welfare della Regione. Si tratta di macchinari diffusi in tutto il mondo e pare che il batterio si sia annidato in un serbatoio che contiene acqua e che crea una sorta di vaporizzazione durante i processi di raffreddamento, o riscaldamento, del sangue. Dal ministero fanno sapere che ieri la LivaNova ha inviato una lettera a tutte le Regioni nella quale raccomanda che «il livello di perossido di idrogeno non scenda mai al di sotto di 100 ppm» (parti per milione). In sostanza va controllato bene il livello di sanificazione dell’acqua. Le indagini in corso valuteranno le eventuali responsabilità in chi ha prodotto o utilizzato questi macchinari.
Il mycobacterium chimaera è diffuso in natura e presente soprattutto nell’acqua. Si può trasmetter attraverso dispositivi contaminati. I sintomi dell’infezione (febbre prolungata, sudorazione, dolori muscolari, perdita di peso, affaticamento) compaiono però a distanza di mesi o, addirittura, di anni. Per questo motivo la Regione sta preparando un’informativa che invierà a tutti i pazienti operati nelle cardiochirurgie che hanno richiesto l’utilizzo della macchina cuore-polmone.
«Vogliamo informarli che ci sono state queste infezioni e che qualora avvertissero quei sintomi per periodi prolungati si rivolgano al proprio medico di base», spiega Venturi. «Vogliamo rassicurarli — conclude Petropulacos — che queste infezioni curate per tempo hanno una prognosi positiva».