«Nessuna operazione è a rischio zero Ma non c’è allarme»
Pierluigi Viale, infettivologo
«Il rischio infettivo nella cardiochirurgia protesica esiste e non è azzerabile, ma questi sono eventi estremamente rari». Il professor Pierluigi Viale guida uno dei reparti di Malattie infettive, quello del Sant’Orsola, che più ha a che fare con infezioni contratte in sala operatoria. Non conosce il caso dei pazienti deceduti a causa del micobatterio chimera, ma ne ha letto in letteratura. E invita i pazienti, soprattutto quelli che stanno per sottoporsi a un intervento di cardiochirurgia, a stare tranquilli.
Il rischio zero dunque non esiste?
«Anche per questo tipo di intervento in sala operatoria ci sono molti nemici, questo è uno. Devo però anche dire che non è tra i più frequenti e soprattutto ce ne sono altri ben più aggressivi. I contagi con questo batterio sono estremamente rari».
Qual è l’aspetto più preoccupante in un eventuale contagio con il micobatterio chimera?
«L’infezione da questa tipologia di batteri non è facilmente diagnosticabile perché ha tempi di crescita molto lunghi e quindi la latenza tra l’esposizione e l’insorgenza dei sintomi può durare molto tempo. La mortalità è dunque legata ai danni che il micobatterio crea all’organismo in questo arco di tempo».
Nel Veneto è stata aperta un’inchiesta sulla morte di sei pazienti. Due decessi sono stati segnalati al ministero anche dall’Emilia-Romagna. Dobbiamo preoccuparci?
«Se ci sono un certo numero di morti ravvicinate nel tempo si va a cercare la potenziale fonte per parlare di focolaio epidemico. È quello che stanno cercando di capire ora, chi indaga ma anche il ministero. Bisogna appunto capire se è quel tipo di macchinario o una serie di macchinari che presentano l’anomalia che può avere causato le infezioni».
Nessun allarme, dunque?
«Questi sono casi di grande rilevanza scientifica ma non devono allarmare la popolazione. È bene che si sappia in letteratura che nel 2018 in Italia è stato segnalato un certo numero di decessi legati all’infezione da questo batterio. Ma se mi dovessi operare domani non sarei preoccupato per l’insorgenza di un nuovo nemico da cui mi devo difendere».
” Il contagio La difficoltà sta nella diagnosi perché la latenza è molto lunga