Scuole al freddo, la rivolta dei presidi
Dopo il Copernico, problemi al Righi e al Belluzzi. Nel mirino la Città metropolitana
Scuole al freddo. E ora presidi e Città metropolitana pensano alla denuncia del gestore dell’impianto di riscaldamento per interruzione di pubblico servizio. La situazione peggiore al Copernico, dove ieri gli studenti, per il secondo giorno, sono tornati a casa; qualche classe rischia la stessa cosa anche oggi. Al Belluzzi laboratori gelidi. E poi disservizi al Sabin, alle Laura Bassi, al Galvani e al Righi. Palazzo Malvezzi: «Situazione grave, faremo delle indagini».
Studenti a casa
Alcune classi del liceo di via Garavaglia erano gelide e i ragazzi sono stati rimandati a casa
” Roberto Fiorini Questa situazione non può andare avanti troppo, perché si tratta di interruzione di pubblico servizio
Aule ghiacciate, studenti rimandati a casa dopo qualche ora di lezione, la minaccia dello sciopero. E adesso i dirigenti scolastici (esasperati) pensano di ricorrere alle maniere forti e di denunciare la Città metropolitana per interruzione di pubblico servizio. E, a cascata, Palazzo Malvezzi pensa di fare la stessa cosa nei confronti del gestore degli impianti di riscaldamento nelle scuole. Comunque un dato è certo: alla prima ondata di freddo invernale, gli istituti superiori di Bologna sono già in ginocchio. E l’inverno deve ancora iniziare.
La situazione più grave è quella del liceo scientifico Copernico dove ieri, per il secondo giorno consecutivo, una parte degli studenti è stata rimandata a casa: in 16 classi (sulle 62 totali) le temperature ieri mattina, quando il dirigente ha fatto un sopralluogo insieme a una docente, si aggiravano attorno ai 17 gradi. «Non è certo il servizio ideale che possiamo assicurare agli studenti», dice il preside Roberto Fiorini. Che ieri mattina, quando ha capito che nei corridoi della sua scuola tirava aria di sciopero, ha preferito mandare a casa gli alunni delle classi più fredde a partire dalla terza ora. «Io devo mantenere un equilibrio tra diritto alla salute e diritto all’istruzione, ma questa situazione — avverte Fiorini — non può andare avanti troppo, perché si tratta di interruzione di pubblico servizio. Se la situazione non migliora, vado da un giudice e faccio denuncia, perché quelle ore di lezione sono perse e dovranno essere recuperate».
I tecnici lunedì sono intervenuti al Copernico e hanno risolto il problema in una decina di classi, ma ieri la temperatura in altre aule non consentiva la permanenza a scuola. Un’ulteriore manutenzione dovrebbe però aver arginato il problema a una manciata di classi. «Ma sia chiaro — continua Fiorini — che non ce la facciamo più. Questa scuola ha problemi strutturali di riscaldamento, anche se la caldaia è stata sostituita qualche anno fa».
Eppure gli stessi problemi li hanno anche il Righi, il Sabin, le Laura Bassi, alcuni laboratori del Belluzzi e, in misura minore, il Galvani, dove alcune aule hanno temperature decisamente basse. Allo scientifico Righi negli ultimi giorni, dicono dalla scuola, studenti e insegnanti hanno fatto lezione con cappotti e guanti. E se la situazione non dovesse migliorare, è probabile che anche loro nei prossimi giorni vengano rimandati a casa. All’Itis Belluzzi a essere al freddo sono i laboratori. «Ho invitato Daniele Ruscigno (delegato alla Scuola della Città metropolitana, ndr) — dice la preside Roberta Fantinato — a prendere misure estreme, perché l’azienda che ha in gestione l’impianto ha mollato la presa. A volte non accendono il riscaldamento per le attività pomeridiane. Sto provando a tenere buoni i ragazzi, ma i gestori dell’impianto vanno denunciati per interruzione di pubblico servizio».
Ed è a questo che sta pensando Palazzo Malvezzi. «Già nei mesi scorsi — dicono dalla Città metropolitana — è stato selezionato per la gestione del servizio un nuovo fornitore che subentrerà al vecchio il 27 novembre. In questa fase di passaggio tra le due aziende si sono verificati diversi inconvenienti sui quali stiamo indagando, riservandoci di chiedere i danni per interruzione di pubblico servizio. Dai titolari del contratto in essere non è stato garantito un servizio adeguato: i tempi d’intervento e il numero di operatori si sono dimostrati ampiamente al di sotto dei termini previsti dai contratti, producendo gravi disservizi». Già oggi, però, la situazione dovrebbe normalizzarsi.
” Roberta Fantinato L’azienda che gestisce l’impianto ha mollato la presa A volte non accendono il riscaldamento per le attività pomeridiane