Peyote, il rap che pensa Sold out all’Estragon «Odio lusso e tattoo»
Venerdì all’Estragon
Venerdì sera all’Estragon (ore 22, sold out) farà tappa la nuova trance del tour di Willie Peyote (nella foto), rapper torinese in forte ascesa. Willie, infatti, è passato in pochi anni dai piccoli locali ai grandi club: «Incredibilmente continua a crescere l’interesse nei miei confronti. Sono ad un punto di arrivo che però è anche un punto di partenza», ci dice Peyote. Una sorta di nuovo inizio anche per un genere musicale nato nei ghetti americani tanti anni fa: «Il rap nasce come forma di denuncia ma anche di aggregazione. Il mio intento è di far divertire ma anche ragionare». Nel rap, però, sta avanzando un sottogenere chiamato trap: «Intercetta i gusti dei più giovani. Personalmente non ho dei preconcetti nei suoi confronti», dice Peyote con assoluta fermezza. La stessa fermezza che bisogna avere in un momento storico nel quale conta solo apparire in televisione: «Non credo che si possa vivere solo di hype. Penso, invece, che con il lavoro e la coerenza si possa arrivare dove altri giungono velocemente». Dopo queste parole il nostro pensiero va ad artisti come Fedez: «Io non potrei mai essere come lui. Apparteniamo a mondi distanti. Io non metterei mai mio figlio in copertina e non ho nessun tatuaggio da far vedere. A me piacciono le cose più spartane, non il lusso, perché non ho quel tipo di gusto». Gusto però che non manca quando si affrontano temi seri: «Il lavoro ce lo sta rubando chi delocalizza la produzione industriale e non chi arriva in Italia e a fatica parla la nostra lingua». Oppure: «Il Si-Tav non esiste, sono scese in piazza persone che non sanno minimamente cosa sia la TAV». Alla fine però riusciamo a strappare un momento privato a Willie: «Bologna è l’unica città italiana in cui vivrei oltre Torino. Sono già pronto con il vostro gergo fatto di “dammi il tiro”, “butto il rusco” e “hai una gran cartola”».