Corriere di Bologna

Il ricordo delle leggi razziali all’archivio storico

1938-2018 LA VERGOGNA DELLE LEGGI RAZZIALI A BOLOGNA

- di Francesca Blesio

Conservare la memoria dev’essere un esercizio quotidiano. Ecco perché, appuntamen­ti come quello odierno, all’Archivio storico comunale, in via in via Tartini 1, sono da segnare in agenda. Alle 17.30 lo storico Roberto Finzi terrà una lezione magistrale su «Le leggi razziali e la persecuzio­ne degli ebrei a ottanta anni dalla loro promulgazi­one». Lo farà partendo dai documenti presenti in archivio, quindi da pagine di storia di Bologna.

Come ricorda Finzi, «non dimenticar­e è fondamenta­le perché la modernità non è indenne da essere strumento di idee oscurantis­te». Se crediamo di essere al sicuro, se pensiamo che una storia così vergognosa, come quella della Shoah, sia irripetibi­le sbagliamo di grosso. «La Shoah — ammonisce il professore — è un esempio di modernità applicata al razzismo. I forni crematori erano fabbriche moderne solo che al posto di una macchina o di una bottiglia di brandy il loro prodotto era la morte. Riflettere sull’odio verso gli ebrei è drammatica­mente attuale. Il meccanismo dell’antisemiti­smo era ed è quello del capro espiatorio: ‘le cose non funzionano, trovi qualcuno a cui addossare le colpe’. E anche oggi siamo di fronte a una continua ricerca di capri espiatori».

Nel 1938 anche a Bologna si scrive una delle pagine più nere della storia italiana. «Succede quel che succede in tutta Italia. Che agli ebrei vengono per legge vengono proibite una serie di attività, vengono sottratti diritti, diventano cittadini di serie B. In particolar­e gli ebrei vengono espulsi dalle scuole sia come allievi sia come insegnanti. L’unica eccezione riguarda gli universita­ri cui è concesso di concludere il proprio corso di studi. Io non le chiamo leggi razziali, ma razziste e antiebraic­he. In Italia erano meno sanguinari­e, ma ciò non toglie che fossero vergognose. E ci fu un silenzio assordante. Purtroppo anche in questo mondo caratteriz­zato da straordina­rie tecnologie, razzismo e antisemiti­smo continuano a vivere: l’idea dominante è che ‘non è mai colpa del vicino di casa, ma del nero di turno’».

A Bologna l’elemento forse più caratteriz­zante allora fu il numero notevoliss­imo di professori che vennero espulsi, «con episodi abbastanza singolari: come quello di Mario Camis, nato ebreo poi battezzato­si, divenuto cattolico devoto, dopo le leggi addirittur­a prese i voti e divenne domenicano. Eppure venne anche lui mandato via dall’università». Italiani brava gente, non proprio, quindi. «Secondo una fola ancor oggi presente, si dice che gli italiani furono contro. Ma in realtà quasi nessuno segue l’esempio di Bontempell­i e di Bianchi Bandinelli che rifiutaron­o incarichi da cui erano stati sollevati altri colleghi in quanto ebrei. Le cose cambiano quando dopo l’8 settembre del ‘43 i nazisti occupano l’Italia. Gli ebrei diventano i nemici dei nemici, quindi alleati e vengono aiutati. Io, figlio di padre ebreo, con la mia famiglia sono stato nascosto da contadini dell’Appennino: se non fosse stato per loro, ora non sarei qui. Questo però non riguarda tutti: i fascisti di Salò collaborar­ono ampiamente con i tedeschi a mandare ad Auschwitz numerosi ebrei italiani come ad esempio i miei nonni».

” La modernità non è indenne da essere strumento di idee oscurantis­te

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Da sapere Oggi alle 17.30 presso l’Archivio storico del Comune di Bologna in via Tartini 1, lo storico Roberto Finzi terrà una lezione magistrali­s su «Le leggi razziali e la persecuzio­ne degli ebrei a ottanta anni dalla loro promulgazi­one»
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