La mostra dei testamenti illustri
Da Farinelli a Pascoli le ultime volontà dei grandi: a Palazzo Boncompagni da sabato
La mostra «Io qui sottoscritto. Testamenti di grandi Italiani» approda anche a Bologna, da sabato alle ore 17 sino al 14 dicembre con ingresso libero. L’esposizione è stata allestita nella Sala del Papa del cinquecentesco Palazzo Boncompagni, in via del Monte 8, dove nacque Papa Gregorio XIII, ed è dedicata alla memoria di Franco Pannuti, fondatore dell’Ant scomparso un mese fa. In mostra riproduzioni di testamenti raccolti tra archivi e di Stato.
Nel suo scarno testamento Luigi Pirandello lasciò scritto di volere per il suo funerale un «carro d’infima classe quello dei poveri.
Nessuno mi accompagni né parenti né amici. Il carro, il cavallo, il cocchiere e basta. Il mio corpo sia arso e sia lasciato disperdere perché neppure la cenere vorrei avanzasse di me». La disposizione del drammaturgo siciliano è una delle più originali tra i documenti della mostra «Io qui sottoscritto. Testamenti di grandi Italiani» che approda anche a Bologna, da sabato alle ore 17 sino al 14 dicembre con ingresso libero. L’esposizione è stata allestita nella Sala del Papa del cinquecentesco Palazzo Boncompagni, in via del Monte 8, dove nacque papa Gregorio XIII, ed è dedicata alla memoria di Franco Pannuti, fondatore dell’Ant scomparso un mese fa. In mostra riproduzioni di testamenti originali raccolti tra archivi notarili e di Stato.
A personaggi come Cristoforo Colombo, Enzo Ferrari, Agnelli, Garibaldi, Cavour, Manzoni, Pascoli e Marconi, se ne aggiungono altri legati a Bologna. Con le ultime volontà del cardinal Lercaro e del cantante Farinelli, e poi padre Marella, Galvani e il conte Cesare Mattei.
La mostra è promossa dal Consiglio Notarile di Bologna, il cui presidente, Claudio Babbini, ricorda come il testamento «non sia solo uno strumento di disposizione patrimoniale, ma rappresenta l’occasione per tracciare un bilancio dell’esistenza, anche morale, spirituale e degli affetti». Così Carlo Broschi, «Farinelli», pensa ai poveri, Galvani lascia un microscopio al nipote Giovanni Aldini e Mattei vorrebbe che la sua Rocchetta venisse conservata intatta. Tra i vari incontri che accompagnano la mostra figura anche quello con Roberto Chiesi dell’Archivio Pasolini della Cineteca. Una saletta è infatti dedicata alla visione di sequenze di film in cui il testamento svolge un ruolo chiave, da «Gran Torino» a «Gli Aristogatti».
All’interno anche una sorta di testamento spirituale di Pier Paolo Pasolini, un’abiura nel 1975 della cosiddetta Trilogia della vita.
Un dattiloscritto con correzioni a mano del regista che, alla vigilia delle elezioni regionali del 1975, esprime il suo disappunto contro il conformismo dilagante, che lo porta a rinnegare il trittico «Decameron», «I racconti di Canterbury» e «Il fiore delle Mille e una notte».