Rossi, l’improvvisatore «Il mio teatro è come jazz Lodo? Io guardo Netflix»
Paolo Rossi (foto) porta in scena la quinta e ultima tappa del suo viaggio nell’universo di Molière. Una sorta di gioco con il tempo e lo spazio in cui «partiamo da un’immaginazione del passato per avere un ricordo del futuro». Se il concetto ci pare un filo inafferrabile, ci viene aiuto un suggerimento dello stesso attore-regista, protagonista al Teatro Duse di via Cartoleria con «Il re anarchico e i fuorilegge di Versailles» da domani a domenica 25 con la sua compagnia di attori e musicisti (ore 21, domenica ore 16, info 051/231836). «Questo – ci avverte – è un varietà onirico». Dove dentro trovano spazio la sua visione teatrale in bilico tra dentro e fuori scena e l’amore per un’improvvisazione rigorosissima, i conflitti tra potere e fuorilegge, l’attualità senza mai esplicitarla e quindi mai banalizzata. Insomma, se l’intento sarebbe quello di allestire un viaggio per raggiungere Versailles dove la compagnia con uno spettacolo vorrebbe far rivivere Molière, morto tragicamente in una replica de il malato immaginario, dietro la Reggia di Versailles emerge il presente.
Paolo Rossi, con quale predisposizione va visto questo spettacolo?
«Con quello della sorpresa. Mi è capitato che mi abbiano detto: “Ma sa che sono venuto a vederla perché avevo letto la recensione che citava alcune battute ma poi non le ho trovate?” Ci credo, lo cambio ogni sera. Questo perché chi viene a teatro deve viverlo come tale, non come risultato finale». devo scegliere una compagnia per spodestare la corte di Versailles...».
E lì si fa un salto nel presente?
«Sì, ma non con la satira degli anni ‘90 o di chi cerca di farla oggi. Si parte da noi, dai nostri meandri oscuri. Con autoironia e un minimo di leggerezza si cerca di capire dove siamo senza rincorrere la cronaca. Posso fare battute su Salvini o Renzi, forse la gente ride di più, ma non m’interessa».
Ecco appunto: dove siamo?
«Difficile dirlo. Noi dello spettacolo arranchiamo e i politici sono star: nominarli è dare loro ancora più visibilità. Il problema non è essere di destra o di sinistra. Il problema è che ci sono i mediocri e quelli di talento, ma i mediocri si alzano due ore prima e cercano di fregarti. In tutti i campi».
Bologna lei l’ha conosciuta...
«Sì, ho transitato più a Ferrara, ma ci venivo spesso. Siamo rimasti in buoni rapporti».
È molto amico de Lo Stato Sociale, con cui ha duettato anche all’ultimo Festival di Sanremo: che ne pensa di Lodo Guenzi, il leader della band, a X Factor?
«Non l’ho visto, stavo guardavo Netflix».