Haber e Locasciulli, quella magica alchimia tra attore e cantautore
Uno, Alessandro Haber, conosciuto e apprezzato soprattutto come attore di cinema e teatro, in realtà ha una passione anche per la musica e la canzone d’autore, documentate dalla pubblicazione di 5 album. L’altro, Mimmo Locasciulli, è un collaudato cantautore con più di quarant’anni di carriera alle spalle. Si sono incontrati e hanno dato vita a un connubio insolito e curioso. Così, l’attore dai natali bolognesi e il cantautore abruzzese stasera sono attesi al Bravo Caffè di via Mascarella (ore 22, info: 333/5973089). Apparentemente le loro strade potrebbero sembrare lontane. Ma spesso l’apparenza inganna. A scoprire la vena canora di Haber è stato proprio Locasciulli, che dopo averlo ascoltato ne ha prodotto l’album di esordio, «Haberrante», in cui rileggeva canzoni, tra gli altri, di De Gregori, Ruggeri, Fossati e lo stesso Mimmo. Quella di stasera dunque, è una sorta di chiusura del cerchio. Haber (voce) e Locasciulli (piano e voce), accompagnati da Marco Di Marzio al contrabbasso, Sasà Flauto alle chitarre e Mattia Feliciani al sax, daranno vita a un concerto in cui lasceranno emergere le loro differenze – per stile di vita, temperamento, interessi, metodo di approccio al lavoro, background – ma anche le similitudini, dal rispetto quasi feroce per il proprio mestiere e il pubblico a quella sorta di integralismo artistico che li ha sempre contraddistinti, fino alla ricerca continua di moduli espressivi mai scontati e la realizzazione della dimensione umana nell’espressione artistica. Ma sarà anche una buona occasione per ascoltare i brani del nuovo album del cantautore abruzzese, «Cenere», uscito il 16 novembre a 9 anni di distanza dall’ultimo di inediti, «Idra». E nel videoclip del singolo omonimo compare, indovinate chi? Sì, proprio lui: Alessandro Haber.
Ma l’improvvisazione per lei non è mai stata un gioco...
«Non è un gioco estemporaneo. L’improvvisazione anarchica come la intendo io vuol dire grande autodisciplina, training, rispetto e ascolto dello spazio e dei tempi dell’altro. Anche se ce l’hai innata devi studiarla. È come nel jazz. Abbiamo sempre un copione e una gerarchia».
Dov’è che la dimensione onirica inizia?
«Subito. Sono in un teatro di notte, quando si popola di spiriti degli attori. Mi addormento e parte il varietà onirico. O se vogliamo, il Chorus Line della commedia dell’arte: