Corriere di Bologna

In libreria i burattini di Riccardo Pazzaglia

Riccardo Pazzaglia, in un libro, ripercorre la tradizione delle teste di legno bolognesi. Sulle orme del decano Nino Presini. E con illustrazi­oni inedite e postume di Wolfango

- Massimo Marino © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Èorganizza­to come un copione in due atti con intermezzo. «Burattini a Bologna», pubblicato da Minerva edizioni, è un nuovo volume di Riccardo Pazzaglia con illustrazi­oni inedite di quel grande pittore che è stato Wolfango. Sarà presentato lunedì alle 17.30 nella sala dello Stabat Mater dall’autore e da molti appassiona­ti dell’antica arte bolognese delle teste di legno. Pazzaglia fu folgorato da Fagiolino e compagni da piccolissi­mo e iniziò a fare spettacoli a 11 anni, sulle orme del decano Nino Presini. Recita commedie e farse, ma cerca anche di portare la tradizione nel ventunesim­o secolo, con creazioni come una vita di Giuseppe Verdi. Fa tournée internazio­nali, laboratori e molte recite per ragazzi. Ci racconta: «I piccoli ridono alle battute e alle bastonate con cui Fagiolino e Sganapino ristabilis­cono la giustizia. Loro, cresciuti con la television­e, si entusiasma­no a scoprire uno spettacolo eseguito dal vivo. I più grandi fanno collegamen­ti più profondi. È bello vedere ragazzi con la pelle di molti colori che vivono a Bologna scoprire le radici di questa nostra città».

Nel «primo atto» narra dei burattinai; nell’«intermezzo» di casotti, baracche (i teatrini mobili o fissi dove si fanno gli spettacoli) e personaggi, dalle maschere della commedia dell’arte, Pantalone, Arlecchino, Balanzone, fino ai petroniani Fagiolino e Sganapino, al modenese Sandrone e agli altri. La parte finale del volume contiene scritti di Antonio Faeti, Eugenio Riccomini, Carla Astolfi, monsignor Catti, Carpani, Lepri, Montanari.

«Raccolgo memorie scovate negli archivi — prosegue Pazzaglia — ma anche presso i burattinai stessi. A Bologna troviamo documenti sui burattini fin dal Seicento, anche se la svolta arriva tra fine Settecento e Ottocento dalla famiglia Cuccoli. Le teste di legno facevano ridere, ma raccontava­no anche i grandi romanzi, i drammi popolari, fatti di cronaca come il furto al sacro Monte di pietà o come la storia del brigante Musolino. Erano strumento di satira e di divulgazio­ne di notizie». Fagiolino, tipico «birichino» bolognese (popolani che vivevano ai margini della legalità), si fa giustizia da solo col suo randello nodoso. «Ma i personaggi si evolvono. Sganapino — il cui nome viene dal naso, “canapia”, ma anche dal divorare famelico, “sganaper” — nasce nel 1877 come aiutante di Fagiolino, con la livrea da cameriere. Muta molto negli anni, fino al mio maestro, Presini, che ne fa un incrocio tra un clown e il vagabondo romantico Charlot».Un’arte antica, in via di sparizione nell’epoca degli smartphone? «Ho fatto un piccolo censimento: ho scoperto che oggi a Bologna ci sono quasi 20 compagnie che fanno spettacoli con vari tipi di burattini!»

” I bambini, nonostante crescano con tv e computer, ridono ancora con Fagiolino e Sganapino. A Bologna ci sono quasi venti compagnie che fanno spettacoli.

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