UN ALTRO ANNO PERSO
Sul Passante di Bologna, l’opera pensata per alleggerire la congestione del traffico nel tratto in cui la tangenziale e l’autostrada attraversano la città, si è perso un anno, un altro anno. Che si aggiunge ai venti buttati nelle lunghe discussioni del passato. I cantieri dovevano aprire a dicembre del 2017 come aveva promesso il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio ma l’opera ha accumulato i soliti ritardi. Poi dopo il 4 marzo si è passati dalla padella alla brace: il nuovo governo ha deciso, si fa per dire, di realizzare solo un miniPassante, con l’allargamento della sola tangenziale. In realtà siamo molto lontani anche dalla realizzazione del piano B, perché del mini-Passante si parla ormai dall’estate ma ancora non ci sono atti ufficiali. E così passano i mesi (ne sono passati nove dal giorno delle elezioni) e l’opera è entrata in un tunnel di parole dal quale con ogni probabilità non si uscirà fino alle elezioni Europee. Le aziende che perdono tempo e soldi nell’imbuto bolognese, i pendolari che restano in coda al ritorno dal lavoro, quelli che passano da Bologna per attraversare l’Italia dovranno probabilmente pazientare ancora un po’. Il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, qualche settimana fa, aveva dato un segnale di concretezza quando nell’incontro con il governatore Stefano Bonaccini aveva comunicato che l’iter sarebbe proseguito ma da allora non ci sono registrati grandi passi in avanti.
Sembra però di essere nel film il giorno della Marmotta, nel quale il protagonista è costretto a rivivere sempre lo stesso giorno: ogni tanto qualcuno annuncia che c’è un piano B ma in realtà siamo sempre dove eravamo a fine agosto: lontanissimi dai cantieri.
L’approccio un po’ ideologico sul tema Passante degli esponenti di governo e di sottogoverno dei Cinque Stelle non aiuta. Hanno il problema di non poter dire ai comitati che non volevano il Passante di Mezzo che hanno cambiato idea e di spiegare loro che qualcosa invece si dovrà necessariamente fare. Invece cambiare idea in politica può essere un atto nobilissimo, perché la politica è anche mediazione, compromesso, parole altrettanto nobili. Alle imprese e ai residenti non interessa come si chiamerà l’opera che si farà, potremmo chiamarla anche «Prati verdi» e non mini-Passante per non scontentare gli ambientalisti da tastiera.
A loro interessa sapere quando si farà. Nessuno, a partire da Autostrade, pensa che sia una buona idea ampliare solo la tangenziale ma siamo arrivati al punto che ci si accontenta anche di poco: perfino il sindaco Merola ha detto che andrebbe bene il mini-Passante. Però è venuto il tempo di decidere, anche eventualmente di non fare niente e perdere i 700 milioni già stanziati da Autostrade. Altrimenti possiamo raccontarci, come cantava Lucio Dalla ne L’anno che verrà che «sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno». Potremmo pure arrivare alle Europee vagheggiando di più collegamenti di treni e di tram (che non esiste). Senza parlare di quando apriranno i cantieri del mini-Passante o dell’opera «I prati verdi».