L’antidivo che incanta Sololov, la leggenda dal «volto di pietra»
Il pianista a Imola
Èl’antidivo per eccellenza, capace però di incantare quando si siede davanti al pianoforte in uno dei recital ai quali si è votato. Grigory Sokolov, nato a San Pietroburgo nel 1950 quando ancora si chiamava Leningrado, è uno dei più grandi pianisti viventi. A dodici anni ha tenuto il suo primo concerto pubblico. Il suo talento è stato riconosciuto già nel 1966 quando, a soli sedici anni, è diventato il più giovane musicista di sempre a vincere il Concorso Cajkovskij di Mosca. Come il suo connazionale Sviatoslav Richter, anche Sokolov ama suonare al buio, con un’unica piccola fonte luminosa accanto al pianoforte, e predilige Schubert e Beethoven. Compositori sui quali sarà incentrato anche il concerto di questa sera alle 21 al Teatro Stignani di Imola, con i 4 Improvvisi, op. post. 142 D.935 del primo e la Sonata n. 3 in do maggiore, op. 2 n. 3 e le 11 Nuove bagatelle op. 119 del secondo. Un programma che il pianista, che vive alle porte di Verona, replicherà anche a Modena giovedì 29 al Teatro Pavarotti. Sokolov intrattiene un rapporto viscerale con i pianoforti che utilizza nei concerti, tanto che prima di ogni esibizione è solito passare molte ore a contatto con lo strumento. Nel 2014, dopo un silenzio discografico durato quasi un ventennio a causa della diffidenza verso i tecnici del suono che operano negli studi, Sokolov ha iniziato una collaborazione con la Deutsche Grammophon con cui pubblicato tre registrazioni, rigorosamente tutte dal vivo. Schivo e ritroso nonostante la settantina di recital che tiene mediamente ogni anno e maniacale quanto basta, Sokolov è solito posizionare al centimetro il pianoforte sul palcoscenico. Lui, che da piccolo avrebbe voluto diventare direttore d’orchestra, oggi è avvolto dall’aura leggendaria di «pianista dal volto di pietra».