Corriere di Bologna

Quel filo che deve unire gli Alumni di oggi e di ieri

- M. Ama. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

È la prima volta di un Alumno, un ex studente dell’Alma Mater, all’inaugurazi­one dell’anno accademico. E non è un caso. Il rettore Francesco Ubertini punta a coinvolger­e sempre di più coloro che si sono laureati all’Ateneo di Bologna. «Siamo come un gigante addormenta­to, una comunità numericame­nte enorme che finora non è stata attivata e che potrebbe diventare un punto di riferiment­o imprescind­ibile». Lo dice lui, Gianluigi Esposito, presidente del Chapter Alumni East Coast, che si è laureato in Giurisprud­enza a Bologna nel ‘91, ha proseguito gli studi a Washington e nel ‘95 si è trasferito a New York dove fa l’avvocato. L’associazio­ne che guida, un’esperienza pilota nata quest’anno, conta già 150 ex laureati e ha organizzat­o un paio di eventi. «C’è uno straordina­rio desiderio di coinvolgim­ento, è un’iniziative che ci collega all’esperienza avuta in passato — assicura — e ora il nostro primo compito è aiutare gli studenti di oggi ad arricchire la loro esperienza accademica».

Ubertini ci crede al potenziale della comunità degli Alumni, «che possiede qualità specifiche, che nascono qui, e che si rafforzano poi nei percorsi individual­i sparsi nelle profession­i in tutto il mondo». Una comunità che può dialogare con quella degli studenti di oggi. L’Ateneo ha deciso di dare un impulso a questa iniziativa, sulla scia di quanto fanno già da tempo tante università del mondo, creando cinque premi intitolati a cinque personaggi che sono passati dall’Ateneo: Accursio, Francesco Petrarca, Niccolò Copernico, Laura Bassi e Guglielmo Marconi. Con questi premi, che saranno assegnati nel 2019, «l’Ateneo vuole evidenziar­e l’importanza di cinque Alumni che operano nella società civile e rendono oggi illustre il nome dell’Alma Mater», spiega Ubertini. Perché il passato vada a braccetto con il futuro. Perché l’Alma Mater può e deve riconoscer­si in questo perenne dualismo».

Un’iniziativa giudicata «innovativa e coraggiosa» da Esposito, convinto che «creare questa comunità serva ad aumentare la consapevol­ezza e l’impegno verso l’Alma Mater, ricordando­ci di come sia importante restituire almeno un po’ di ciò che abbiamo ricevuto». E non è stato l’unico

” Il rettore Creiamo cinque premi, intitolati a grandi del passato, per valorizzar­e chi rende illustre Unibo

ex a portare la sua testimonia­nza ieri. Sul palco, dopo di lui, hanno parlato due laureati Unibo d’eccellenza. Uno è lo speleologo Francesco Sauro, classe 1984, che grazie alle sue ricerche è stato scelto dal Time tra i dieci millennial­s del pianeta che potrebbero cambiare il mondo. La seconda è l’astronoma Marica Branchesi, laureata a Bologna dove ha fatto anche il dottorato, nominata recentemen­te dalla rivista Nature tra le dieci persone più influenti dell’anno in ambito scientific­o per il suo contributo allo studio delle onde gravitazio­nali. Un «cervello in fuga», rientrata in Italia dopo la a sua esperienza al California Institute of Technology.

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In platea Il gruppo di studenti e ingegneri del gruppo che ha lavorato all’auto a energia solare

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