Sprar «smantellati» Bologna convoca i sindaci metropolitani
Tutti i sindaci dell’hinterland convocati in Città metropolitana per la prossima settimana. Il motivo di un summit indetto in fretta e furia è serio e delicato. Per questo Virginio Merola si aspetta che la partecipazione sia alta e le proposte numerose. Perché servono anche delle idee ora che la legge sulla sicurezza azzoppa il sistema Sprar, fiore all’occhiello dell’accoglienza bolognese, escludendo i richiedenti asilo e i titolari del permesso di soggiorno per motivi umanitari (status abrogato).
Nelle strutture Sprar di Bologna e provincia nei prossimi mesi il 65-75% degli ospiti resterà fuori. In base alle attuali presenze, si tratta di circa 500 persone in un anno, un migliaio in due anni. Fuori non da subito, perché chi ci è entrato prima del 5 ottobre (cioè prima dell’entrata in vigore del decreto) potrà restarci fino alla conclusione del progetto (due anni al massimo). Ma poi c’è anche chi non gravita nell’orbita Sprar. La nuova legge dice che tutti i richiedenti asilo potranno essere trattenuti per massimo trenta giorni nei cosiddetti hotspot e nelle strutture di prima accoglienza (i Cas) per accertarne l’identità e la cittadinanza. Se servisse ancora del tempo, potranno essere trattenuti altri 180 giorni nei Cpr, i Centri di permanenza per il rimpatrio. Per il Pd l’ottimismo della Lega sui rimpatri è fuori luogo, per questo Merola arriva a predire che Bologna «diventerà un grande centro di accoglienza». Ma gli altri sindaci cosa ne pensano? Sono preoccupati? E se lo sono, quali contromisure hanno in mente? Sono le domande che Merola vuole affrontare venerdì prossimo in Città metropolitana. Perché non è un tema che riguarda solo Bologna. L’assessore comunale alla Sanità Giuliano Barigazzi in commissione giovedì ha toccato un punto che riguarda direttamente i piccoli Comuni. La Prefettura a fine anno dovrà rifare i bandi per i Cas, strutture private di prima accoglienza da 50 a 600 posti dove lo Stato garantisce vitto e alloggio. «Ma avendo ridotto i finanziamenti è facile immaginare che i gestori saranno più spinti a proporre grandi contenitori, come ad esempio gli alberghi dismessi in montagna», ha detto Barigazzi. A quel punto la convivenza di questi grandi gruppi in piccoli centri urbani potrebbe essere problematica. Ma per la Lega quelle del Pd sono preoccupazioni esagerate. «Preannunciano un’Apocalisse come conseguenza di una legge che non fa che fissare regole certe», sostiene il consigliere regionale Daniele Marchetti. E quella di Merola e di altri sindaci dem altro non è che «una strumentalizzazione le cui motivazioni sono connesse al portafogli delle tante coop sociali che negli ultimi anni hanno moltiplicato i fatturati approfittando del caos nella gestione dei migranti».