Ikea potenzia il web, sindacati in allarme
E-commerce, esuberi e piccoli negozi. La rivoluzione annunciata preoccupa lo store di Casalecchio
La ristrutturazione annunciata da Ikea mette in allarme anche i lavoratori del megastore di Casalecchio, che attraverso i sindacati chiedono di avere un quadro chiaro sull’impatto che avrà tra gli scaffali bolognesi la rivoluzione del colosso svedese dell’arredamento, riassumibile in due punti: esuberi tra i lavoratori degli uffici e soprattutto un business in metamorfosi e in futuro più incentrato sull ’ecommerce.
Benché sia ancora presto per parlarne, sotto le Due Torri è attesa anche l’apertura di uno dei pop up store, negozi più piccoli e «urbani», già attivi o in fase di lancio a Milano e Roma. Questi i fatti: la scorsa settimana l’amministratore delegato di Ikea, Jesper Bro din, ha delineato i prossimi scenari della multinazionale con il taglio, nell’arco di 2 anni, di 7.500 dipendenti legati alle funzioni globali e amministrative. Allo stesso tempo però si apriranno 11.500 posizioni, legate al lancio e allo sviluppo di nuove forme di negozi e dell’online. Da Ikea Italia nessuno si sbilancia per fare i conti dell’impatto di questo piano nel nostro Paese ma alcuni conti li ha iniziati a fare Miriam Planesio, delegato Rsu della Filcams-Cgil. «In Italia dovrebbero essere circa 150 i lavoratori a rischio, una decina quelli di Casalecchio — spiega la sindacalista — . Il nostro punto vendita conta 240 dipendenti e la particolarità di questo piano è che saranno toccate le figure ai vertici. In ogni caso però chiediamo chiarimenti, soprattutto perché da molti mesi i rapporti tra l’azienda e i sindacati non sono buoni, a causa di metodi di confronto con i lavoratori inesistenti». Quello che non vorrebbero scoprire i lavoratori è infatti di essere al centro di una riconfigurazione più grande per i grandi punti vendita come quello di Casalecchio. «L’intenzione sembra ormai chiara, ovvero quella di seguire in modo massiccio la strada dell’ecommerce — aggiunge la Planesio —. In quest’ottica va vista anche l’apertura di questi negozi di città, che per quanto ci riguarda si prospettano solo come delle vetrine per mettere in mostra il mondo Ikea, per poi avere solo dei grandi magazzini da dedicare alle vendite online». Una lettura diversa arriva dalla sede italiana della multinazionale, dove invece si valuta l’apertura dei negozi di città come un potenziamento dell’offerta e non come un punto a sfavore degli iper nati negli anni passati. Pur non essendoci ancora un calendario di aperture già definito, in particolar modo al di fuori di Milano e Roma, viene però confermato che le città nelle quali Ikea è già presente saranno sicuramente toccate dalle aperture dei pop up store: anche a Bologna c’è quindi da aspettarsi lo sbarco del format urbano.
D’altronde sono stati i bilanci degli ultimi anni a fornire numeri positivi grazie al web e alle nuove aperture: il bilancio 2016 di Ikea Italia aveva fatto registrare ricavi per 1,7 miliardi di euro (+4,5% rispetto all’anno precedente), classificando il nostro Paese al quinto posto per vendite del gruppo Ikea, che invece a livello globale aveva registrato 35,1 miliardi di euro di fatturato (+74%).