Addetti bloccati in Kuwait: aiutateci
Preoccupazione per la crisi del colosso delle costruzioni. La coop: Servono sei mesi
Mentre Andrea Urciuoli e Ricardo Pinela, due dipendenti del colosso delle costruzioni Cmc, sono bloccati a Kuwait City dopo la rescissione di un contratto da 22 milioni e non riescono a rimpatriare perché accusati di aver danneggiato alcuni macchinari delle ditte a cui erano stati subappaltati i lavori, arriva la notizia che oggi la cooperativa depositerà al Tribunale di Ravenna la richiesta di essere ammessa alla procedura di concordato preventivo.
Una beffa che potrebbe peggiorare la situazione dei due lavoratori, incarcerati nei giorni scorsi e poi liberati, e che ha come motivazione un buco di oltre 108 milioni di euro di commesse non pagate per opere già realizzate da Cmc, tra cui ben 65 milioni in capo ad Anas. «Siamo come prigionieri in ostaggio, chiusi in casa 24 ore su 24 e adesso che si è saputo della richiesta di concordato siamo ancora più preoccupati perché tutti i fornitori verranno da noi — dicono i due operai all’Ansa : Non abbiamo notizie e tutto tace da ogni parte. Abbiamo bisogno dell’intervento dei ministri degli esteri di Italia e Portogallo».
Il concordato — fa sapere la cooperativa in una nota — serve per darsi sei mesi di tempo per risolvere «la tensione finanziaria di cassa» e attuare «il percorso più efficace per porre in sicurezza il patrimonio della società e tutelare tutti i portatori di interessi». In particolare i 7.000 lavoratori fa sentire anche dalle parti del colosso ravennate così come le altalenanti dichiarazioni del governo sulla Torino-Lione, dove Cmc si è aggiudicata, insieme ad altri, il contratto per la progettazione e costruzione del cunicolo esplorativo della discenderia di Saint Martin la Porte, una galleria sul versante francese lunga 9 chilometri e che coinciderebbe con il futuro tratto sud del tunnel transfrontaliero. La richiesta di concordato preoccupa i sindacati che hanno già ottenuto la convocazione per giovedì prossimo di un tavolo di crisi in Regione. «Siamo allarmati, speriamo di confrontarci al più presto con l’azienda e che questa sia solo una situazione momentanea — . sottolinea Davide Conti, segretario della Fillea-Cgil di Ravenna — La priorità è il mantenimento degli attuali livelli occupazionali: commesse e lavori da svolgere ci sono». «Questo rischia di tramutarsi nell’ennesimo disastro provocato nel settore edile dal mondo della cooperazione — sottolinea Riccardo Galasso, segretario della Feneal-Uil Emilia-Romagna—. La nostra richiesta è che i dipendenti Cmc non perdano nemmeno un’ora di lavoro». «I lavoratori sono preoccupati — conclude Cristina Raghitta, segretaria regionale Filca-Cisl—, anche se fortunatamente per ora non si è parlato né di esuberi né di ammortizzatori sociali».