Allarme Caritas Più insicurezza
«Siamo certi che genererà sicurezza il decreto sicurezza?». Se lo è domandato, provo caoriamente, il neo direttore della Caritas don Matteo Prosperini sabato scorso a Villa Revedin, in occasione della giornata della povertà. E lo ha fatto prevedendo che nelle prossime settimane — nei mesi più freddi dell’anno — il decreto sicurezza a firma di Matteo Salvini avrà degli effetti immediati su chi avrà bisogno, anche solo di un pasto caldo o di coperte e un posto letto. «Con i numeri siamo cauti, ma sarà emergenza», non nasconde la preoccupazione don Porsperini: «È complesso comprendere quanta emergenza incontrerà la città in questo periodo. Le nostre parrocchie stanno aprendo molti dei loro locali per l’emergenza freddo pensando a quanti usciranno per effetto del decreto dal circuito dell’accoglienza». Per questo, le parrocchie della Diocesi bolognese stanno correndo ai ripari e allestendo posti per accogliere anche i migranti durante i mesi freddi. Anche se don Prosperini ribadisce il monito «del fare di più», di cui si fece portavoce all’inizio dell’emergenza profughi anche il vescovo Zuppi nei confronti delle proprie parrocchie e dei fedeli bolognesi. «Forse stiamo facendo ancora poco per la sensibilizzazione delle nostre comunità cristiane. Ci sono piccoli segni, ma non vanno a risolvere il problema. E questo problema, invece, dobbiamo iniziare a porcelo perché parliamo della dignità di queste persone. Per esempio, nel concreto dell’assistenza sanitaria: chi sarà messo alla porta dalle strutture di accoglienza a breve si troverà anche nell’imbarazzo di non sapere cosa fare e a chi rivolgersi». Un vero e proprio limbo per molti immigrati che hanno ottenuto una protezione internazionale, che si aggiungerà a chi è già in strada perché alcuni non sono riusciti a rinnovare il permesso di soggiorno nonostante fossero in Italia da molti anni, sia perché hanno avuto il diniego come richiedenti asilo. Un tema caldo, dunque, anche per la Caritas che dal 2016 con un progetto ad hoc ha cercato di accogliere chi un permesso di soggiorno e una protezione internazionale, perlopiù umanitaria, l’ha ottenuta. A Bologna e in provincia sono state 27 le parrocchie che hanno accolto i migranti. Dal 2016 con il progetto «Protetto a casa mia» in tutto sono state ospitate 123 persone. Oggi ce ne sono ancora una ventina in accoglienza. «Più di 90 persone — fanno sapere i curatori del progetto — sono usciti dai nostri circuiti dell’accoglienza con una casa, un lavoro e ottime relazioni. Che, con il passare del tempo, è la cosa più importante per una buona integrazione».