QUELLA VISIONE CHE SERVE
Era esattamente un anno fa quando la Fondazione Golinelli lanciò la sua Opa intellettuale sui Prati di Caprara, bocciando l’idea dell’outlet della moda e invocando una visione di sviluppo più alta per quell’area. Un quartiere della conoscenza, dell’imprenditorialità, della ricerca applicata al saper fare. Ieri, dalle pagine del Corriere di Bologna, il rettore Francesco Ubertini, intervistato da Marina Amaduzzi, ha rilanciato quella visione. Sempre un anno fa, il sindaco Merola stroncò con toni anche piuttosto bruschi la suggestione golinelliana: «Belle idee, ma servono i soldi», fu il testuale commento. Certo, i soldi. Una condizione, averli, necessaria, ma non sufficiente. Detto che il fondo statale Invimit, proprietario dei Prati, punta a «valorizzarli» (guadagnarci), il compito di un Comune deve essere costruire una «sua» visione attorno a un’area gigantesca, strategica e per questo contesa. A inizio settembre, Merola ha archiviato definitivamente il famigerato outlet della moda. Poi c’è stata l’Istruttoria pubblica che ha di fatto cristallizzato le posizioni dei partecipanti: da un lato la realpolitik del Comune, ribadita anche oggi dall’assessore Orioli («e i soldi?»), dall’altro il Comitato rigenerazione no speculazione e comunque quanti (ieri la notizia della mobilitazione di ben 50 associazioni) vorrebbero impedire a tutti i costi la posa anche solo di un metro cubo di cemento.
L’assessore Lepore, sensibile alle sirene delle associazioni, ha aperto al «bosco»: cioè il mantenimento di quanto più verde possibile (anche se gli oltranzisti vorrebbero la mera salvaguardia dello status quo, fatto di vegetazione cresciuta selvatica per anni). Ma non possiamo pensare che basti un bosco: Bologna si aspetta dal Comune quella visione, quella capacità di immaginare come e in quale direzione incanalare lo sviluppo di un pezzo di città che, per il momento, è arrivata da altri soggetti. I quali però non hanno in mano gli strumenti (politici, amministrativi e di risorse) per perseguirla. Non da soli, almeno. Che siano startup, imprese innovative o qualsiasi altra forma di infrastruttura della conoscenza, sarebbe un clamoroso autogol limitarsi a parlare di boschi e boschetti, case e negozi, botteghe e scuole. I Prati, per la loro vastità, esigono una visione di pari grandezza.