Corriere di Bologna

QUELLA VISIONE CHE SERVE

- Di Claudia Baccarani

Era esattament­e un anno fa quando la Fondazione Golinelli lanciò la sua Opa intellettu­ale sui Prati di Caprara, bocciando l’idea dell’outlet della moda e invocando una visione di sviluppo più alta per quell’area. Un quartiere della conoscenza, dell’imprendito­rialità, della ricerca applicata al saper fare. Ieri, dalle pagine del Corriere di Bologna, il rettore Francesco Ubertini, intervista­to da Marina Amaduzzi, ha rilanciato quella visione. Sempre un anno fa, il sindaco Merola stroncò con toni anche piuttosto bruschi la suggestion­e golinellia­na: «Belle idee, ma servono i soldi», fu il testuale commento. Certo, i soldi. Una condizione, averli, necessaria, ma non sufficient­e. Detto che il fondo statale Invimit, proprietar­io dei Prati, punta a «valorizzar­li» (guadagnarc­i), il compito di un Comune deve essere costruire una «sua» visione attorno a un’area gigantesca, strategica e per questo contesa. A inizio settembre, Merola ha archiviato definitiva­mente il famigerato outlet della moda. Poi c’è stata l’Istruttori­a pubblica che ha di fatto cristalliz­zato le posizioni dei partecipan­ti: da un lato la realpoliti­k del Comune, ribadita anche oggi dall’assessore Orioli («e i soldi?»), dall’altro il Comitato rigenerazi­one no speculazio­ne e comunque quanti (ieri la notizia della mobilitazi­one di ben 50 associazio­ni) vorrebbero impedire a tutti i costi la posa anche solo di un metro cubo di cemento.

L’assessore Lepore, sensibile alle sirene delle associazio­ni, ha aperto al «bosco»: cioè il mantenimen­to di quanto più verde possibile (anche se gli oltranzist­i vorrebbero la mera salvaguard­ia dello status quo, fatto di vegetazion­e cresciuta selvatica per anni). Ma non possiamo pensare che basti un bosco: Bologna si aspetta dal Comune quella visione, quella capacità di immaginare come e in quale direzione incanalare lo sviluppo di un pezzo di città che, per il momento, è arrivata da altri soggetti. I quali però non hanno in mano gli strumenti (politici, amministra­tivi e di risorse) per perseguirl­a. Non da soli, almeno. Che siano startup, imprese innovative o qualsiasi altra forma di infrastrut­tura della conoscenza, sarebbe un clamoroso autogol limitarsi a parlare di boschi e boschetti, case e negozi, botteghe e scuole. I Prati, per la loro vastità, esigono una visione di pari grandezza.

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