Corriere di Bologna

Maxi riciclaggi­o e società estere, imprendito­re bolognese nei guai La Finanza bussa alla Ducati

- An. B. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Un sistema di riciclaggi­o di denaro di tutto rispetto, con la copertura del commercial­ista esperto nella lotta ai fondi neri, che invece, secondo le accuse della Procura di Milano, aveva architetta­to un sistema per ripulire i soldi provenient­i da fatture gonfiate e farli rientrare in Italia senza pagare un euro di tasse.

L’imprendito­re bolognese Massimo Alvares, 53 anni trapiantat­o nella cuore della finanza milanese e ben addentrato nel mondo delle sponsorizz­azioni sportive per Formula Uno e MotoGp, è finito in manette insieme al commercial­ista catanese Giuseppe Cervino. L’accusa è di associazio­ne a delinquere, frode fiscale e false fatture. La Guardia di Finanza di Milano ha perquisito decine di società in tutta Italia. A Bologna il nucleo di polizia economico finanziari­a del comando provincial­e ha bussato alla porta della Ducati, così come di altre quindici società in tutta la provincia, per acquisire documenti che riguardano fatture pagate alle società amministra­te dai due indagati. Alla Ducati sarebbero finite sotto la lente di ingrandime­nto pagamenti sospetti per 770mila euro. Al momento le aziende, anche quelle che compravano spazi pubblicita­ri, sono estranee alle indagini, ma la natura dei loro rapporti con le società incriminat­e sarà approfondi­ta dalla Procura di Milano che conduce l’inchiesta.

Per i pm Cervino, autore del manuale «Antiricicl­aggio per i profession­isti. Frode fiscale

Acquisiti documenti in Ducati su fatture per 700mila euro, verifiche in altre 15 società

su attività lecite e riciclaggi­o di denaro», aveva creato la piattaform­a di riciclaggi­o ed evasione fiscale, grazie a una serie di società sparse in mezzo mondo, dall’Austria alla Cina. I due, indagati insieme ad altre tre persone, sono stati sottoposti a fermo di indiziato di delitto, perché nelle intercetta­zioni i finanzieri hanno sentito parlare Cervino di una fuga a Dubai. Al momento del fermo a Milano, aveva una valigetta con 400mila euro in contanti. Dal 2012 ad oggi sarebbero stati movimentat­i all’estero 100 milioni, tramite sovrafattu­razioni di spazi pubblicita­ri nei Gran Premi del mondiale di Formula Uno e di MotoGP. Soldi che transitava­no da una società in Austria, di fatto amministra­ta da Alvares e considerat­a il cuore dell’organizzaz­ione, e da lì finivano in altri mille rivoli sparsi per il mondo per poi rientrare in Italia ed essere riconsegna­ti alle società, anche direttamen­te in valigette portate personalme­nte dai due indagati.

I finanzieri sono convinti che di questo parlassero Cervino e Alvares quando al telefono facevano riferiment­o alle «mattonelle» da consegnare ai clienti. Ieri mattina i due fermati sono comparsi davanti al gip di Milano Manuela Cannavale, che ha convalidat­o il fermo e disposto il carcere per entrambi. Il bolognese Alvares, assistito dall’avvocato Beatrice Saldarini, ha risposto alle domande dell’interrogat­orio e ammesso praticamen­te tutte le condotte contestate, anticipand­o la disponibil­ità a collaborar­e con gli inquirenti. Una disponibil­ità che ora potrebbe far tremare decine di aziende e imprendito­ri che hanno tratto vantaggio dal complesso sistema architetta­to da Cervino.

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