Tavolo di crisi a Roma per il colosso Cmc «Il caso è nazionale»
Il caso della Cmc, il colosso ravennate delle costruzioni che nei giorni scorsi ha chiesto di essere ammesso alla procedura di concordato preventivo per un «buco» di oltre 108 milioni di euro di commesse non pagate per opere già realizzate, finirà a Roma. Sia perché il ministero dello Sviluppo economico è ritenuta la sede più adatta per gestire l’ennesima crisi del settore edile sia perché è necessario che si velocizzi l’intervento della Farnesina per favorire il rientro in Italia di Andrea Urcioli e Riccardo Pinela, i due dipendenti Cmc bloccati a Kuwait City per un contenzioso con i fornitori locali della coop.
È questo il risultato ottenuto ieri pomeriggio dal tavolo convocato urgentemente dalla Regione e a cui hanno preso parte il sindaco di Ravenna Michele De Pascale, il presidente della cooperativa Alfredo Fioretti, i rappresentanti di Legacoop e le organizzazioni sindacali. Durante il confronto, l’assessore regionale alle attività produttive Palma Costi ha garantito il suo impegno a fare pressing sul governo affinché il Mise e il ministero del Lavoro convochino al più presto un tavolo nazionale congiunto e, parallelamente, ha aperto un confronto permanente per monitorare l’evolversi della situazione, dall’imminente nomina dei commissari titolari della procedura di concordato alle misure che via via saranno prese per tamponare quella che la Cmc definisce una «tensione finanziaria di cassa».
In attesa che siano individuati gli strumenti legislativi volti ad assicurare la prosecuzione dell’attività e garantire l’occupazione degli oltre 7mila dipendenti nel mondo, di cui 400 a Ravenna e circa 1.000 in Italia, l’azienda ha fatto anche il punto sulle azioni in capo al ministro degli Affari esteri Enzo Moavero Milanesi e all’ambasciatore italiano in Kuwait Giuseppe Scognamiglio per il rientro dal Kuwait dei due dipendenti.
Soddisfatti di «questo primo importante passo compiuto» i sindacati, che ricordano che sulla crisi Cmc pesano il blocco dei cantieri per le infrastrutture, una commessa non pagata da Anas del valore di 65 milioni di euro e le turbolenze finanziarie del mercato, essendo Cmc una società quotata in Borsa.
«L’intervento della Regione è stato fondamentale — sottolinea Riccardo Galasso segretario della Feneal-Uil Emilia-Romagna — Ora speriamo che anche i due lavoratori bloccati in Kuwait possano tornare a casa». «La salvaguardia della Cmc, che è una delle poche realtà italiane solide nel settore delle costruzioni — gli fa eco Cristina Raghitta, segretaria regionale Filca-Cisl —, merita di avere un’attenzione nazionale». «La nostra priorità è la tutela dell’occupazione — conclude Davide Conti, segretario della Fillea-Cgil di Ravenna — speriamo la convocazione del governo arrivi al più presto».