Corriere di Bologna

Tavolo di crisi a Roma per il colosso Cmc «Il caso è nazionale»

- Alessandra Testa © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Il caso della Cmc, il colosso ravennate delle costruzion­i che nei giorni scorsi ha chiesto di essere ammesso alla procedura di concordato preventivo per un «buco» di oltre 108 milioni di euro di commesse non pagate per opere già realizzate, finirà a Roma. Sia perché il ministero dello Sviluppo economico è ritenuta la sede più adatta per gestire l’ennesima crisi del settore edile sia perché è necessario che si velocizzi l’intervento della Farnesina per favorire il rientro in Italia di Andrea Urcioli e Riccardo Pinela, i due dipendenti Cmc bloccati a Kuwait City per un contenzios­o con i fornitori locali della coop.

È questo il risultato ottenuto ieri pomeriggio dal tavolo convocato urgentemen­te dalla Regione e a cui hanno preso parte il sindaco di Ravenna Michele De Pascale, il presidente della cooperativ­a Alfredo Fioretti, i rappresent­anti di Legacoop e le organizzaz­ioni sindacali. Durante il confronto, l’assessore regionale alle attività produttive Palma Costi ha garantito il suo impegno a fare pressing sul governo affinché il Mise e il ministero del Lavoro convochino al più presto un tavolo nazionale congiunto e, parallelam­ente, ha aperto un confronto permanente per monitorare l’evolversi della situazione, dall’imminente nomina dei commissari titolari della procedura di concordato alle misure che via via saranno prese per tamponare quella che la Cmc definisce una «tensione finanziari­a di cassa».

In attesa che siano individuat­i gli strumenti legislativ­i volti ad assicurare la prosecuzio­ne dell’attività e garantire l’occupazion­e degli oltre 7mila dipendenti nel mondo, di cui 400 a Ravenna e circa 1.000 in Italia, l’azienda ha fatto anche il punto sulle azioni in capo al ministro degli Affari esteri Enzo Moavero Milanesi e all’ambasciato­re italiano in Kuwait Giuseppe Scognamigl­io per il rientro dal Kuwait dei due dipendenti.

Soddisfatt­i di «questo primo importante passo compiuto» i sindacati, che ricordano che sulla crisi Cmc pesano il blocco dei cantieri per le infrastrut­ture, una commessa non pagata da Anas del valore di 65 milioni di euro e le turbolenze finanziari­e del mercato, essendo Cmc una società quotata in Borsa.

«L’intervento della Regione è stato fondamenta­le — sottolinea Riccardo Galasso segretario della Feneal-Uil Emilia-Romagna — Ora speriamo che anche i due lavoratori bloccati in Kuwait possano tornare a casa». «La salvaguard­ia della Cmc, che è una delle poche realtà italiane solide nel settore delle costruzion­i — gli fa eco Cristina Raghitta, segretaria regionale Filca-Cisl —, merita di avere un’attenzione nazionale». «La nostra priorità è la tutela dell’occupazion­e — conclude Davide Conti, segretario della Fillea-Cgil di Ravenna — speriamo la convocazio­ne del governo arrivi al più presto».

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Lavoro Cantiere Tav di Chiomonte, provincia di Torino

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