Bologna tra patti, promesse e business
Basteranno al Bologna le parole, le promesse, i patti ventilati fra squadra e società per salvare la categoria? La domanda è retorica, ma in attesa di scendere in campo a Empoli, non ci rimangono che quelle. Rassicurazioni e assunzioni di responsabilità: come se nei sontuosi contratti sottoscritti questo elemento fosse facoltativo. Il club rossoblù continua ad arrancare. Anche lontano dal campo.
L’allenatore e la rosa costruita dal ds Bigon hanno finora toppato, ma la dirigenza non ha fatto meglio: è in linea con i risultati acquisiti sul campo, proiezione esatta di una programmazione tutta votata all’equilibrio economico e agli investimenti strutturali, non però di carattere
Scouting comune Di Vaio per l’Europa, De Santis per il Sudamerica, Frassetti per il Nordamerica e Marco Zunino, supervisore.
sportivo. Al core business di una società che produce spettacolo e sport viene riservata una quota di autosufficienza – prima di comprare bisogna vendere – e un basso livello di ambizione - la salvezza – che non producono alcuna crescita. Anzi. Afflosciano un ambiente che avrebbe invece sempre bisogno di stimoli (che non sono ingaggi sopra la media, di tempo e di denari).
Il contrario di quanto accade da quattro anni a questa parte. Se dall’alto si chiede il minimo, la reazione sarà conseguente. Se si accontenta il capo, si accontenterà anche la truppa. Gli unici che in questo grande gioco non hanno soddisfazioni sono i tifosi. Mal-trattati. E se una volta l’anno si ritrovano in 400 a una cena il Bologna non riesce neppure a portare a tavola due dei suoi 26 stipendiati milionari (prima di un match di Champions la Juve ha inviato a una festa Pjanic, Matuidi e Alex Sandro). La storia del ritiro, prima annunciato e poi edulcorato, è un altro capitoletto. Tranquilli però perché ieri Saputo a Montreal ha presentato lo scouting comune fra Impact e Bologna: Di Vaio per l’Europa, De Santis per il Sudamerica, Frassetti per il Nordamerica e Marco Zunino, supervisore. Non s’intravede alcuna significativa discontinuità. Avanti tutta con le promesse. Quindi cosa si può fare?
«La squadra deve rimboccarsi le maniche ma bisogna prendere coscienza che il Bologna farà fatica fino alla fine. Noto invece un clima troppo forte di delusione e rabbia. Bisogna fare fronte comune e guardare avanti senza cercare per forza un colpevole».
Inzaghi quindi non deve pagare per tutti?
«Non credo abbia grandi responsabilità: ha un organico normale che può migliorare ma non più di tanto. In lui vedo equilibrio, consapevolezza ed intelligenza. Non mi sembra un allenatore da cambiare”.
L’Empoli però ha cambiato marcia dopo l’esonero.
«Pensavo che Andreazzoli potesse continuare ma hanno preso Iachini che può dare qualcosa in più sul piano tattico e difensivo mantenendo la predisposizione al gioco vista finora. Non è stata una scelta sbagliata».