COLLETTA DIGITALE E FUTURO
Èla sussidiarietà orizzontale 4.0. Preoccuparsi del bene collettivo non è un onere riservato esclusivamente allo Stato o agli enti locali: anche i cittadini possono offrire un contributo importante per migliorare la qualità della vita. A Bologna non è una novità: la solidarietà, qui, non si è manifestata solo nel forte impulso dato alla cooperazione, ma anche attraverso un’infinità di manifestazioni di generosità, dal mecenatismo della ricca borghesia illuminata alle piccole azioni con grandi risultati attuate da chi non ha cospicui conti in banca. La differenza è che se un tempo tutto si limitava alla sfera individuale o al passaparola, oggi Internet può facilmente creare la massa critica necessaria per porsi obiettivi ambiziosi. Insomma, è la colletta in forma digitale, ossia il crowdfunding: si consegna un progetto alla forza della rete affinché chi lo trova meritevole possa dare il proprio aiuto in denaro. Il filtro del Web, in questo caso, è virtuoso, in quanto si possono donare somme modeste senza temere alcun giudizio di congruità. Lo stesso Web, tuttavia, se da un lato facilita, dall’altro rischia di illudere che sia tutto semplice. Perché è vero che in quel mare ci sono tantissimi pesci, ma è altrettanto vero che le esche sono infinite e bisogna essere capaci di rendere appetibile la propria. Bene ha fatto la Città metropolitana ad aprire un ufficio dove cittadini, enti o associazioni possano ricevere le informazioni per lanciare una campagna vincente di crowdfunding.
Èun’iniziativa lungimirante poiché trova la giusta terza via all’alternativa tra il fare tutto o il far niente. Ed è ancor più lungimirante perché si pone al servizio del cittadino favorendo la partecipazione e l’innovazione sociale. I maliziosi potrebbero pensare si tratti di uno sforzo quasi inutile, considerando come oggi in Emilia il tasso di riuscita delle raccolte fondi via Internet abbia raggiunto l’86 per cento, un livello altissimo. In realtà proprio l’aver tagliato un simile traguardo, consentendo di concretizzare missioni di forte impatto sotto vari punti di vista (dal restauro del portico di San Luca alle cure per una bambina malata, dalle gite al mare per gli anziani alla realizzazioni di numerose proposte culturali), comporta il pericolo di inflazionare l’utilizzo dello strumento e di affievolirne l’efficacia nel tempo. A ben vedere, però, l’impegno di Palazzo Malvezzi ha meriti ancor maggiori nell’ottica di una pratica democratica reale e non strumentalizzata. Il crowdfunding, infatti, dimostra che il Web non è il diavolo, come non lo è mai alcuna tecnologia: è l’uso che ne facciamo a mutarne il valore etico. Più impariamo a usare il martello per costruire edifici ricavandone soddisfazione, meno lo useremo per distruggere quelli esistenti. Più capiremo che l’unione fa la forza per sostenere oltre che per aumentare la potenza dei «vaffa», maggiori saranno i benefici sul fronte della convivenza. E scopriremo che coalizzandoci possiamo davvero cambiare il mondo.